La IV edizione della festa di Maria SS.ma di Balsignano ha offerto momenti di autentica coralità ai presenti
Anno XLIII N. 176 Agosto 2021
Caterina Sassi
Giunta alla sua quarta edizione, è tornata, domenica 27 giugno u.s., la festa dedicata a Maria SS di Balsignano. Una festa “intima”, senza particolari clamori, ma, proprio per questo, sentita e partecipata da un nutrito numero di lettori ed estimatori della rivista “Nuovi Orientamenti”. Un’edizione particolare, quella di quest’anno, perché inserita in ulteriori eventi, concomitanti con le celebrazioni del Millennio della città di Modugno.
Eventi programmati in particolare dal direttore della rivista, Prof. Macina, ricercatore, in grado di trasformare i “tempi spenti” di una inarrestabile pandemia in una preziosa opportunità per ulteriori ricerche ed approfondimenti approdati, alla fine, nella pubblicazione del volume: “Modugno dalle origini al quindicesimo secolo”.
La celebrazione eucaristica, dopo un lungo tempo di forzato isolamento da dimenticare, e non ancora superato, ha richiamato tanti estimatori della rivista, che si sono ritrovati nella corte dell’antico Casale per condividere la prima fase della cerimonia, di ispirazione religiosa, nel raccoglimento di una messa celebrata dal parroco don Luigi Trentadue, che, puntualmente, riesce a coinvolgere tutti i presenti.
L’altare, allestito al centro della corte, era arricchito, oltre che dal noto dipinto della Madonna, realizzato dalla pittrice Daniela Saliani, da un secondo, suggestivo dipinto dell’artista Vincenzo Pentrelli, che ritrae la figura di un crociato in atteggiamento di preghiera e raccoglimento, in una tappa di sosta e riposo nell’antico Casale, per poi proseguire il suo viaggio verso luoghi sacri e lontani. La celebrazione eucaristica, in un suggestivo intreccio di letture, suoni e canti, offriva ai presenti l’opportunità di assaporare il silenzio ed il senso di un raccoglimento interiore che solo le poche aree di natura incontaminata possono regalare a chi è in grado di coglierne i segni e le sensazioni. Con la benedizione impartita a fine messa da don Luigi, si concludeva la prima parte della manifestazione che sarebbe proseguita nelle ore pomeridiane, con ulteriori visite guidate, quindi con la presentazione del nuovo libro e con una originale pièce teatrale, intitolata “Intervista al conte Rocco Stella”, illustre personaggio modugnese, poco conosciuto, nonostante gli sia dedicata una strada centrale della città. Alle 18,00 in punto, tutto era pronto per la seconda parte della manifestazione, col prof. Macina che rivolgeva i suoi ringraziamenti alle Istituzioni ed alle Associazioni che hanno collaborato alla realizzazione della manifestazione; un particolare ringraziamento egli ha rivolto agli amici “Sottoscrivi per il Millennio”, che hanno sostenuto le spese di stampa del libro, le cui motivazioni sono state illustrate da un breve intervento di Serafino Bruno. Macina ha poi fatto riferimento ad alcune sue personali motivazioni che lo hanno prima ispirato e poi orientato verso quest’ultima fatica storico-letteraria, che egli ritiene sia un atto dovuto verso la sua famiglia, che per gli ha consentito di immergersi totalmente in un’impresa “ardua e complicata”, quale può essere quella di delineare la storia di una città. I componenti del suo nucleo familiare vengono citati, in premessa, uno per uno, ma una forte commozione investiva sè stesso e tutti i presenti, quando ha evocato il nome della sua adorata figlia Anna, che – egli dice – con alcune domande ben mirate, è riuscita ad “illuminare il suo cammino” dando forza e vigore ad un lavoro che, diversamente, non sarebbe mai stato realizzato. Aggiungeva poi una seconda motivazione legata alla straordinaria ricorrenza del Millennio, che agli occhi di chi si occupa di storia riveste una grande importanza, per cui egli ha avvertito l’esigenza di mettere a disposizione della comunità modugnese una nuova ricostruzione della propria storia che l’aiuti a riscoprire la sua identità.
Concludendo, sottolineava l’importanza di poter contare su un sistematico rapporto di collaborazione con una persona, peraltro portatrice di precise competenze filologiche e linguistiche, con cui discutere i testi che di volta in volta venivano scritti.
Con queste parole, collegate ad un profondo ed affettuoso senso di riconoscenza, il prof. Macina introduceva l’intervento del suo collaboratore storico, nella figura del prof. Serafino Corriero che, con la sua raffinata dialettica e l’approccio diretto che usa con chi lo ascolta, entra nel tema della serata, affermando che è assolutamente necessario conoscere la nostra storia, per meglio individuare non una identità limitata al proprio sé, ma un’identità più ampia ed estesa alla comunità di cui si è parte. La stesura di un libro di storia locale, da parte dell’autore e, successivamente, la fruizione di coloro che ne conosceranno il contenuto, consentirà di individuare le numerose tracce lasciate dal tempo e di comprendere i meccanismi delle profonde trasformazioni sociali che si sono susseguite nel corso dei secoli. Il prof. Corriero afferma, anche, che gli studi del prof. Macina si ricollegano a quanto già scritto da Vitangelo Maffei, Giambattista Saliani, Nicola Trentadue, Padre Innocenzo, Vito Faenza, Alberto Romita ed il compianto don Nicola Milano, autore dell’ormai introvabile volume, intitolato “Modugno. Memorie Storiche”; autori, questi, che hanno lasciato sicuramente tracce importanti, ma che evidenziano anche limiti, oggi in contrasto con le nuove scoperte archeologiche e le nuove ricerche.
Limiti, ad esempio, sull’origine della nostra città, erroneamente attribuita ai Greci ma, in realtà, riconducibile alla seconda dominazione bizantina, o sullo stesso nome “Modugno” che non si capisce come possa derivare da “Mottugno”, come è stato tradizionalmente ritenuto. Il libro, di fresca pubblicazione, è paragonabile ad un prezioso scrigno che rivela, con documenti alla mano, nuove interpretazioni e propone conoscenze ben documentate e basate su fonti scientificamente attendibili. Ogni pagina cattura l’attenzione del lettore, trascinandolo in una specie di “mare aperto”, per usare l’affascinante metafora del prof. Macina, quando paragona la fase iniziale della stesura di un libro ad una imbarcazione che, sciogliendo gli ormeggi, si accinge a prendere il largo, che la porterà lontano, tenendo, tuttavia, ben salda la rotta che la riporterà in porto.
Si sarebbe tentati di commentare altre pagine, ma sarebbe un errore sottrarre al lettore il piacere di farlo personalmente, per cui è opportuno passare al clou della serata, compreso nell’ultimo punto in scaletta del programma, con una impareggiabile intervista intercorsa tra il prof. Macina (che impersonava la figura di uno storico modugnese) e, a trecento anni dalla sua morte, il Conte Rocco Stella, che assumeva il volto di Roberto Petruzzelli. Nessuno avrebbe mai pensato di trovarsi dinanzi ad una trasformazione della figura seria e compassata del prof. Macina in un personaggio dotato di un’insospettabile carica di pura ironia, perfettamente calato in un ruolo teatrale, che dialogava col conte Rocco Stella, tornato chissà come dall’aldilà per rivedere quello che, ai suoi tempi, era solo un paese unito, divenuto oggi una “città moderna”, che rischia di perdere sempre più la sua anima.
Un’intervista surreale che affrontava temi reali, come l’attuale modo di vestire dei giovani, le antiche mura e le porte di Modugno, abbattute nel 1821, la scomparsa dell’antico pozzo fatto costruire dalla Regina Bona ed oggi interamente ricoperto da un lastrone in cemento, nella zona adiacente l’ex convento dei Cappuccini, l’ubicazione del superbo palazzo della famiglia Stella e l’allontanamento, a soli diciotto anni, del giovane Rocco, da Modugno, per motivi personali e famigliari.
Impercettibilmente l’intervista abbandonava l’iniziale chiave ironica, per collocarsi sulla figura del giovane Conte e sulle competenze diplomatiche che gli consentirono di abbandonare il ruolo di semplice soldato, per divenire il più potente ministro d’Europa.
Alla fine, all’ipotetica domanda di quale potesse essere il “tratto identitario” più importante da tutelare nella nostra città, l’altrettanto ipotetica risposta era “LA COERENZA” e l’attenzione verso gli altri, soprattutto verso i giovani, che costituiscono l’ideale continuità dei valori fondanti della comunità.
Prima dei saluti finali, un altro momento di attenzione è stato richiesto ai presenti per ’’salutare” e ricordare altre figure storiche, giovani e meno giovani, legate alla rivista, che hanno accompagnato, passo dopo passo, prima la nascita e, successivamente, le tappe più significativamente da essa raggiunte.
Parliamo di Cenzino Romita, Anna Longo Massarelli, Michele Cramarossa, Antonio Longo, Lello Nuzzi, Franco Gnan: nomi e volti stagliati nitidamente nei nostri ricordi per quanto ci hanno lasciato sul piano umano, professionale ed artistico e che forse, chissà, da un’altra dimensione di vita continuano a seguire il percorso della rivista e del suo direttore, la cui fervida mente continuerà a dispensare ancora tanti semi di autentica cultura.
In chiusura, la parola passava al sindaco Bonasia che affermava: “Cancellare la storia, come si è tentato di fare negli ultimi anni verso quanti si sono impegnati nel recupero di Balsignano, è uno dei crimini peggiori che si possano commettere”. Aggiungeva poi che il Casale di Balsignano è un luogo ancora da conoscere e, soprattutto, da tutelare, perché è uno scrigno che custodisce segreti che la ricerca storico-archeologica deve ancora mettere in luce; infine, augurava al prof. Macina di conservare l’energia, il vigore e l’entusiasmo con cui ci riporta alle origini della nostra storia!
Note del direttore della rivista:
Un particolare ringraziamento va a Giovanna Crispo, a Daniela Saliani e agli studenti liceali Tomas Catalano, Adriana La Pietra e Davide Romita, che per tutta la giornata della festa hanno guidato i visitatori alla scoperta del nostro casale fortificato medievale. Ricordiamo che nel 2017 “Nuovi Orientamenti” organizzò un apposito corso per formare le nostre guide, preoccupandosi soprattutto di ottenere la presenza di un nutrito gruppo di giovani studenti.
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