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Rivive il Medioevo a Balsignano

Anno XXIV N.104 Agosto 2002
Dina Lacalamita

Gli alunni delle classi quarte del 2° Circolo, grazie ad un progetto mirato, hanno studiato il Medioevo, rivivendolo nel territorio e, naturalmente, all’interno del Casale fortificato di Balsignano. Il progetto è stato avviato con il laboratorio di storia animato da esperti della rivista Nuovi Orientamenti, alla quale il complesso di Balsignano è stato affidato in convenzione dal comune di Modugno, con attività didattiche volte a sensibilizzare gli alunni all’importanza del sito, in particolare: visite guidate, lettura degli stili architettonici, e del paesaggio naturale, ricostruzione della vita quotidiana nel medioevo. Gli alunni, assai motivati, hanno proposto lavori, elaborato testi e rappresentazioni grafiche. La manifestazione «Rivivendo il medioevo», svoltasi il 18 maggio a Balsignano, e il corteo storico di bambini svoltosi per le strade cittadine il 5 giugno hanno concluso il progetto. Tutti i bambini hanno “vissuto la storia”, e si sono sentiti protagonisti di fatti e avvenimenti lontani. Nella splendida cornice del Casale Fortificato di Balsignano, situato tra due fertili lame, in un paesaggio agrario rigoglioso di olivi, mandorli e vigneti, gli alunni hanno presentato una ricostruzione storica di scene di vita quotidiana del medioevo. Allegri tamburini e vivaci sbandieratoti aprivano il corteo; seguivano scudieri, armigeri, sentinelle a significare la difesa del Casale fortificato. Subito dopo una schiera di crociati, per ricordare che essi, forse, a Balsignano, trovarono accoglienza, asilo e ristoro. Un gruppo di benedettini operosi e pazienti davano alla chiesa di San Felice un’atmosfera di preghiera e spiritualità. Un giullare rallegrava la corte del castello, nella quale è stata immaginata la visita, nientemeno, di Federico II di Svevia, accompagnato da dignitari e dame; leggiadre danzatrici hanno inscenato una danza su musica medievale
Ma il gruppo più numeroso dei figuranti era costituito dalla gente del popolo, che lavorava la terra, e dava lustro a casali come quello di Balsignano: erano i nostri lontanissimi nonni che hanno contribuito a forgiare modi di vivere, modi di dire, tradizioni, leggende antiche e racconti fantastici. Non mancava «u sindeche de Valsegnane», contadino modugnese che meritatamente si guadagnò questo agnome: aiutato da due compaesani, egli portava in processione il quadro della Madonna di Costantinopoli, che avrebbe fatto miracolosamente cessare una pioggia torrenziale e devastatrice. Questo progetto ha costituito un’esperienza molto bella per quanti vi hanno partecipato, a cominciare dai docenti (tre moduli dei due plessi del 2° Circolo: Bia, Gonnella, Lacalamita, Corriero; Lanzillotta, Di Giesi, Morgese, Violante; Posa, Solazzo, Tambone), i bambini, ben centododi- ci, la dirigente Manuela Baffari, il personale di segreteria, le famiglie.
Non è mancato l’aspetto gastronomico del Medioevo, poiché alcune mamme hanno ricercato e realizzato fedeli ricette, con succulente e invitanti pietanze. Molto ben curata la confezione, commissionata alla Cooperativa AXIA, di costumi, accessori e attrezzi di lavoro.

E’ assai diffuso l’interesse per Balsignano

Anno XXIV N. 104 Agosto 2002
Raffaele Macina

Nuovi Orientamenti è impegnata ad assicurare ogni prima domenica del mese due turni di visite guidate al Casale di Balsignano. A questa attività, ormai divenuta normale, vanno aggiunte numerose altre visite promosse su richiesta di diversi enti (innanzitutto le scuole di Modugno, alcune di Bari, diverse sezioni comunali del Touring e associazioni varie della provincia). L’affluenza di pubblico non è mai mancata, e sono veramente numerosi coloro che vengono da altri centri della provincia, segno, questo, dell’interesse sovracomunale che riveste Balsignano. All’interno dell’attività svolta per Balsignano, va certamente sottolineato il progetto realizzato dal 2° Circolo di Modugno, in collaborazione con la nostra rivista e col patrocinio del Comune di Modugno, di cui si parla in seguito. Si è trattato di una esperienza realmente affascinante: la curiosità dei bambini, il loro entusiasmo per il castello e la Chiesa di S. Felice, la loro capacità di memorizzare termini specifici e concetti complessi sono sorprendenti. Ma sorprendenti sono stati anche i genitori degli alunni che si sono impegnati sino all’inverosimile improvvisandosi vigili, cuochi, sarti e così via dicendo. Nuovi Orientamenti conta molto su iniziative di questo genere, anche per diffondere l’interesse e il coinvolgimento su Balsignano.

BALSIGNANO: SCELTA AMMISNISTRATIVA PRIORITARIA?

Molti visitatori sono rimasti da un lato affascinati dalla storia e dalle significative emergenze del Casale di Balsignano, dall’altro si sono meravigliati di come un gioiello artistico-architettonico di questo genere possa ancora versare in condizioni così precarie. Il ritornello è stato sempre sempre lo stesso: “Ah, se avessimo a Bitonto (o a Molfetta, ad Altamura e così via dicendo in base alla provenienza di chi parlava) un gioiello del genere, certamente ora non starebbe così”. E sì, proprio questo è il punto: Balsignano non può più essere lasciato a se stesso e ad interventi occasionali che si hanno una tantum. Lo stesso nostro impegno per assicurare un programma di visite guidate e la diffusione della conoscenza del casale non è fine a se stesso, ma propedeutico esclusivamente ad una politica di recupero di Balsignano. Anche per questo, oltre che per la natura stessa del nostro sodalizio, abbiamo sottoscritto una convenzione che è a costo zero per il Comune di Modugno che così potrebbe e dovrebbe destinare risorse importanti e sistematiche per una politica pluriennale di recupero. Certo, fra gli attuali amministratori non mancano né le buone intenzioni né la sensibilità e, però, il recupero di Balsignano non è che si possa affrontare con le buone intenzioni e la sensibilità. È necessario che tutta intera l’attuale maggioranza dica chiaramente se Balsignano sia una delle sue prime priorità politico-amministrative. Solo così, sia in fase di redazione di bilancio sia in fase di decisione di destinazione di avanzi di amministrazione, si potranno finalizzare risorse congruenti e non occasionali, liberando Balsignano da quella logica piuttosto diffusa fra gli amministratori per la quale ogni assessore lotta strenuamente e chiede più soldi solo per gli ambiti di intervento del suo assessorato. Non vorremmo che qualcuno fosse pago della riapertura di Balsignano e del programma della sua valorizzazione e delle visite guidate, perché, in questo caso, il nostro impegno risulterebbe un inutile fiore all’occhiello. Intanto, la Soprintendenza ai Beni Architettonici e Monumentali ha destinato 129.000 euro per alcuni lavori di pulizia, di salvaguardia e soprattutto di consolidamento della torre cadente del castello che saranno avviati a settembre. Mentre scriviamo, non sappiamo quanto il Comune eventualmente destinerà per Balsignano utilizzando gli avanzi di amministrazione. Auguriamoci che si tratti di ima somma congrua e soprattutto che sia deliberata con lo spirito di programmazione di cui si è già detto.

R.M.

Una notte a Balsignano

Anno XXIV N. 103 Aprile 2002 
Anna Longo Massarelli

È notte fonda, ma io cammino spedita e leggera tra le macchie boschive e gli ulivi, che al mio passaggio fanno largo e quasi si piegano. Non c’è anima viva nella campagna e si ode solo qualche lamento di uccello notturno che di tanto in tanto interrompe il silenzio profondo.
Non sento più il peso del mìo corpo, sì che entro senza alcuna difficoltà nel recinto di Balsignano attraverso un cancello di ferro. Mi fermo, ascolto le voci del silenzio, mi guardo intorno, aiutata dalla luce della luna che splende serena e indifferente su tutto ciò che mi circonda. À sinistra, attraverso le feritoie della chiesetta di S. Felice, vedo baluginare una fioca luce tremolante. Mi accosto, entro attraverso un bel portale, che non incornicia nessuna porta, e noto poche fiammelle ad olio che illuminano debolmente l’interno. L’occhio si abitua alla semioscurità tanto da notare i muri di belle pietre squadrate che, alla luce delle lampade, assumono un colore giallastro e appaiono sfaccettate come gemme. Sul fondo dell’altare intravedo una grande croce scura che contrasta il moresco dell’ambiente. Che silenzio! Io non ho paura fino a quando da una parete laterale si stacca un’ombra dalla sagoma vagamente conosciuta. Un senso di angoscia e di dolore mi attanaglia la gola. Voglio uscire, ma le gambe sono diventate pesanti e non obbediscono ai miei impulsi. Una mano lieve – la riconosco – mi sospinge verso l’esterno affermando: “Questo è il regno dei morti, tu non puoi sostare”. Esco all’aperto e l’impatto è forte perché il castello è tutto illuminato a festa. Rinfrancata, mi accosto all’atrio, entro attraverso un bell’arco acuto e che vedo? Sfavillio di luci, brulicare di dame, di paggi e cavalieri che indossano sfarzosi abiti di gala di ogni colore: dal giallo all’azzurro, al verde, al rosso. Timidamente avanzo fra questa folla festante, ma nessuno pare notarmi. Sono io invisibile o non appartengo a quel mondo? L’atmosfera è di attesa, e intanto cominciano ad echeggiare strumenti a corda, trombe e tamburelli. Che cosa o chi si attende?
Vado fuori dalla corte, pensando che dall’esterno possa arrivare qualcuno, e mi accorgo di un indistinto movimento che sorge dalla vicina lama Lamasinata. Aguzzo la vista: sono piccoli esseri, gli elfi, che avanzano verso il castello e che ad un tratto si levano in volo e compongono gioconde coreografie sulle teste dei presenti.

Il Santo Vescovo e il Santo ignoto di Balsignano

Anno XXIV N. 103 Aprile 2002 
Rossella Romita

Il Santo Vescovo

COLLOCAZIONE: Chiesa di S. Maria di Costantinopoli, navata settentrionale, parete sinistra. OGGETTO: dipinto. 
SOGGETTO: Santo Vescovo.
CRONOLOGIA: seconda metà del XIV secolo.
AUTORE: anonimo frescante meridionale.
MATERIA E TECNICA: affresco.
STATO DI CONSERVAZIONE: discreto.
RESTAURI: A cura della Soprintendenza ai Beni AA. AA. AA e SS. della Puglia, 1999-2000. Innanzitutto si è provveduto al consolidamento e fissaggio dell’intonaco dipinto al supporto murario. La vasta lacuna nella parte mediana è stata uniformata al supporto dalla tinta neutra di fondo.
DESCRIZIONE: Il Santo, raffigurato stante nell’atto di benedire alla greca, reca i simboli della dignità vescovile, ossia la mitra e il pastorale. Sulla lunga tunica bianca indossa una casula azzurra ricamata a motivi geometrici rossi e con un motivo a reticolo su fondo bruno allo scollo; le spalle sono cinte dal consueto pallium crocesignato

La figura, riquadrata dalla doppia cornice, rossa all’esterno e bianca all’interno, che la lega alla “S. Lucia”, è delineata sul fondo color ocra; al capo fa da sfondo una specchiatura di colore contrastante, in questo caso rosso, sulla quale spicca l’aureola perlinata.
Nessuna iscrizione né alcun particolare iconografico appaiono utili all’identificazione del Santo raffigurato in età giovanile.

NOTIZIE STORICO-CRITICHE

Questo dipinto presenta i medesimi caratteri stilistici della “S. Lucia”. La dolcezza del volto dal roseo incarnato, l’eleganza della figura, la raffinatezza decorativa del pastorale, ispirato a modelli dell’oreficeria gotica, sono elementi che confermano il legame dell’affresco con il momento culturale caratterizzato dal revival martiniano, di cui si è già detto a proposito dell’affresco di S. Lucia (v. Nuovi Orientamenti, N. 101 – novembre 2001, p. 26).
Di chiara discendenza avignonese è, per esempio, rinfittirsi degli ornati sulle vesti e sui paramenti, quale vediamo nel “Santo Vescovo” della chiesa di Balsignano. Tale caratteristica è riscontrabile, in area barese, anche in un altro affresco di elevata qualità stilistica, un “Papa Urbano V” nella cripta di S. Croce in Andria1, datato post-1370: l’ampio mantello indossato dal pontefice presenta, lungo la scollatura, lo stesso motivo a reticolo della casula dell’ignoto Vescovo dell’affresco modugnese.
Accanto a maniere ormai gotiche resiste, però, un elemento tipico della produzione pittorica di tradizione bizantina: l’atteggiamento iconico nel quale sono rappresentati i due Santi del dittico (S. Lucia e il Santo Vescovo, ndr), testimonia del bilinguismo che ha caratterizzato a lungo la pittura pugliese.

Il Santo ignoto

COLLOCAZIONE: Cortile del castello, parete meridionale della navata della chiesa più antica; intradosso del terzo arco cieco.
OGGETTO: dipinto.
SOGGETTO: Santo ignoto.
CRONOLOGIA: XII-XIII secolo. AUTORE: anonimo frescante meridionale.
MATERIA E TECNICA: affresco. STATO DI CONSERVAZIONE: cattivo.
RESTAURI: Il frammento d’affresco non è stato oggetto dell’ultima campagna di restauri (1999-2000), effettuati dalla Soprintendenza ai Beni AA. AA. AA. e SS. della Puglia. È comunque visibile, lungo i margini del frammento, uno strato di malta di contenimento, relativo ad un precedente intervento di restauro.
DESCRIZIONE: Il frammento si riferisce solo al volto di un Santo ignoto, con nimbo dorato, appena distinguibile, e barba bruna. Al di sopra del capo del santo, due fasce di colore rosso e ocra, forse parte della bordura che incorniciava la figura.

 

NOTIZIE STORICO-CRITICHE

L’affresco, data la sua collocazione, è quel che rimane della decorazione dell’edifìcio cultuale ipotizzato quale nucleo più antico della chiesa di S. Maria di Costantinopoli: la struttura muraria ad archi, ove si trova l’affresco, avrebbe costituito il lato sud della navata dell’antica chiesa, mentre il vano absidato ne sarebbe stato la zona presbiteriale.

L’estrema frammentarietà del dipinto non ne consente la chiara lettura dei caratteri stilistici.

Nonostante ciò, alcuni elementi-la forma arrotondata degli occhi, l’effetto chiaroscurale ottenuto con pennellate di colore diluito, l’aspetto smunto, accentuato dai tratti rosso-bruni della barba — consentono di accostare l’affresco alla produzione pittorica pugliese del XII-XIII secolo, caratterizzata da una predominanza di caratteri della pittura bizantina.

Balsignano riapre ogni prima domenica del mese

Anno XXIV N. 103 Aprile 2002
Redazione
E’ necessario che si abbandoni la politica dell’effimero per un’opera di recupero dei beni culturali

Il Comune di Modugno ha sottoscritto con la nostra rivista una convenzione grazie alla quale finalmente il Casale di Balsignano è già aperto al pubblico e potrà ospitare in futuro iniziative e manifestazioni culturali.

Propedeutico alla convenzione è stato il giudizio positivo espresso su Nuovi Orientamenti dalla Soprintendenza ai Beni Monumentali Architettonici di Bari che ha autorizzato il Comune di Modugno a “concedere l’utilizzo mediante convenzione del complesso immobiliare denominato Balsignano”.
Val la pena di riproporre qui gli articoli più importanti della convenzione: “2) L’Associazione Nuovi Orientamenti espressamente si impegna, a mero titolo di volontariato, a:

• organizzare visite guidate dirette in primo luogo alle scuole del Comune di Modugno e del suo hinterland e poi alle scuole di altri Comuni che ne facciano richiesta;
• organizzare una visita guidata all’anno per ciascuna alle scuole elementari, medie e superiori di Modugno;
• aprire una domenica al mese il sito di Balsignano al pubblico per visite guidate gratuite;
• organizzare convegni su quei beni culturali che abbiano relazione col sito in questione;
• organizzare nel sito attività culturali di vario genere (rappresentazioni teatrali, concerti, conferenze, ecc);
• partecipare su richiesta delle scuole a progetti e studi che coinvolgano il bene;
• collaborare con l’Amministrazione comunale per tutte quelle iniziative che perseguano l’obiettivo di valorizzare il bene oggetto della convenzione”.

In occasione della prima domenica di apertura, che si è avuta il 3 marzo, vi è stata una buona affluenza di pubblico, proveniente anche da Comuni limitrofi.

Intanto, in questi mesi abbiamo avviato una serie di iniziative per meglio affrontare i diversi impegni stabiliti dalla convenzione:

• abbiamo formato un gruppo di studio per la formazione di guide che si riunisce ogni mercoledì;
• stiamo intensificando la ricerca su Balsignano in modo da raccogliere tutta la bibliografia esistente;
• ci stiamo proponendo di realizzare un “Centro Studi Balsignano” che, in collaborazione con l’Università di Bari, la Soprintendenza Archeologica e quella ai Beni Monumentali Architettonici, avvìi nuovi studi sul Casale.

Queste iniziative, naturalmente, non sono fine a se stesso, perché il nostro obiettivo è sempre quello di giungere ad una piena ristrutturazione di Balsignano.

In questo senso, è necessario che ci sia una inversione di tendenza nella politica culturale della città, che non può più permettersi il lusso di privilegiare l’effimero ma deve assegnare la priorità assoluta al recupero dei beni culturali.
Un impegno particolare va anche posto nella necessaria opera di coinvolgimento della Provincia, della Regione e del governo nazionale, come si riuscì a fare negli anni Ottanta quando furono destinate alcune importanti risorse per gli interventi urgenti di salvaguardia.

Facciamo, quindi, un appello al senatore (De Gennaro) e al deputato (Mongiello) del collegio di Modugno, ai consiglieri regionali e a quelli provinciali perché partecipino anch’essi ad un progetto che possa puntare su un ambizioso programma di ristrutturazione. Ma l’appello più accorato lo rivolgiamo ai cittadini perché assicurino Il loro interesse e il loro impegno su Balsignano.

Intanto, domenica 7 aprile, come ogni prima domenica di ogni mese, Balsignano riapre alle ore 10.00. Ci vediamo lì per una nuova visita guidata.

L’affresco di santa Lucia in Balsignano

Anno XIII N. 101 Novembre 2001
Rossella Romita
Su Balsignano abbiamo pubblicato molto in questi due decenni, ma ci mancavano delle schede analitiche su tutti gli affreschi, ancora oggi visibili. Ebbene, a partire da questo numero, colmeremo questo vuoto grazie ad uno studio sistematico svolto da Rossella Romita col coordinamento della prof.ssa Adriana Pepe dell’Università di Bari.
  • COLLOCAZIONE: Chiesa di S. Maria di Costantinopoli, navata settentrionale, parete sinistra.
  • OGGETTO: dipinto.
  • SOGGETTO: S. Lucia.
  • CRONOLOGIA: seconda metà del XIV secolo.
  • AUTORE: anonimo frescante meridionale.
  • MATERIA E TECNICA: affresco.
  • STATO DI CONSERVAZIONE: discreto.
  • RESTAURI: A cura della Soprintendenza ai Beni AA. AA. AA e SS. della Puglia, 1999-2000. In primo luogo si è proceduto al fissaggio dell’intonaco dipinto al supporto murario; saggi di  pulitura e di   integrazione  pittorica  sono stati  effettuati   sulla parte inferiore dell’affresco.
  • DESCRIZIONE: L’affresco è in parte nascosto, sul lato sinistro, da uno dei pilastri sui quali si imposta  la volta a   crociera della navata:   ciò rivela   la   diacronia tra l’esecuzione dell’affresco e la costruzione della volta, avvenuta in un tempo successivo, e dunque in una fase di ristrutturazione dell’edificio originario.

L’immagine di S. Lucia si staglia su un fondo color ocra; il capo, invece, cinto di una corona aurea, spicca su un riquadro di colore blu intenso, sul quale è l’iscrizione con il nome della Santa. L’aureola dorata è definita da un giro di perline.

Lucia indossa una veste rosso cupo, ornata da un gallone dorato e da un ricamo a fondo azzurro al centro della scollatura. Le maniche, strette ai polsi, sono chiuse da perline. Sulla veste è drappeggiato un manto verdino, con un motivo a rosetta stilizzata ricamato in rosso; un velo trasparente le scende dal capo biondo oltre le spalle, fermato da un cordoncino pedinato che le cinge la fronte. La Santa è rappresentata con uno dei suoi attributi più frequenti1: gli occhi, presentati sull’orlo di una brocchetta, poggiata su una ciotola che Lucia regge con le mani sottili.

Il dipinto è contornato da una doppia cornice, rossa all’esterno e bianca all’intemo, comune all’immagine contigua di un Santo Vescovo, sì da formare un dittico. Tracce di intonaco dipinto sulla parete a destra del Vescovo, fanno supporre l’estensione di una serie di riquadri votivi.

NOTIZIE STORICO-CRITICHE

L’affresco, insieme all’altro con cui forma un dittico, è stato pubblicato per la prima volta nel 1908 da Antonino Vinaccia, che segnala “due figure di santi della ingenua scuola bizantina”2.
Circa un decennio più tardi, Mario Salmi, autore di un pionieristico e fondamentale saggio sulla pittura pugliese, pur soffermandosi in una veloce nota solo sul “Cristo in gloria” affrescato nell’abside del vano a est, evidenzia il carattere occidentale degli affreschi della chiesa di S. Maria di Costantinopoli, e riconosce l’influsso dell’arte senese del Trecento.
In effetti, pur nella sua rappresentazione iconica, la figura di S. Lucia non è assimilabile al filone della pittura bizantina che domina a lungo la produzione pittorica pugliese, con echi che perdurano fino al XIV secolo4; essa appare ormai frutto di un ambiente culturale, quello della Puglia angioina, nel quale confluiscono elementi di segno gotico, sovrapponendosi o componendosi con le secolari esperienze della pittura greca. Questo flusso di esperienze di chiara marca occidentale si propaga in tutto il Meridione, attraverso l’opera di pittori operanti nell’orbita della corte angioina di Napoli. In particolare, per l’affresco modugnese deve farsi riferimento al clima culturale venutosi a creare a Napoli verso la metà del Trecento.

I rinsaldati rapporti politici fra i reali angioini (soprattutto per l’opera di Giovanna I) e la curia avignonese fanno sì che gli artisti napoletani vedano in Avignone un modello culturale da imitare e con il quale mettersi al passo; tanto più che la città provenzale andava diventando, in quegli anni, il centro propulsore di una nuova cultura cortese di dimensioni internazionali, che aveva il suo fulcro nell’arte di Simone Martini, da tempo pittore ufficiale della corte papale avignonese.

In seguito alla morte del Maestro senese, avvenuta proprio ad Avignone nel 1344, si assiste ad un “revival” delle forme martiniane che investe tutto il bacino del Mediterraneo fin verso la metà del Quattro- cento: finalmente entra nel contesto della pittura napoletana la lezione di Simone Martini, che la pala del 1317 (“S. Ludovico di Tolosa”) non bastò a rendere comprensibile.

Per via napoletana — attraverso l’esperienza di artisti quali il “Maestro delle Tempere francescane” e il “Maestro di Giovanni Barrile”, formatisi nei grandi cantieri della Capitale e in seguito chiamati in provincia — verosimilmente penetrò in Puglia l’eco delle raffinatezze martiniane, delle quali abbiamo una interessante testimonianza in Capitanata, negli affreschi della cripta della Cattedrale di Foggia. Nel catino è un “Cristo in gloria”, che ha la “fragile eleganza di una miniatura ingigantita”; la Calò Mariani riconduce quest’opera al clima pittorico senese della metà del Trecento, più direttamente proprio alla tendenza, appena analizzata, intenta a recuperare le idee martiniane e in particolare lo stile avignonese dell’artista.

A questo stesso momento sembra appartenere la nostra “S. Lucia”, per la dolcezza del modellato, per l’attenzione ai particolari decorativi e per le cadenze lineari, anche se rese ottuse dal recente restauro.

Balsignano su una rivista internazionale

Anno XIII N. 100 Settembre 2001
Vito D’Attolico

Pubblichiamo volentieri questa riflessione dell’arch. Vito D’Attolico, residente a Napoli, che da sempre ci segue con interesse ed attenzione. Peraltro, i suoi rilievi della chiesa di San Felice furono da noi pubblicati nel 1988 nella ristampa del saggio Balsignano di G. Ceci.

Carissimo Direttore,

nell’ultimo numero di Nuovi Orientamenti denunci, ancora una volta, la drammatica e persistente attualità dello stato di abbandono del borgo di Balsignano, compreso l’ultimo scampato pericolo da incendio.

Puoi ben comprendere la mia amarezza e delusione per la perdurante incuria e l’ottuso disinteresse culturale che potrebbero, in tempo breve e imprevisto, segnarne la definitiva perdita. Di questo speciale patrimonio storico-artistico cominciai ad occuparmi negli anni Sessanta con un’azione drastica di contrasto ad uno sciagurato programma di rettifica del tracciato stradale Modugno-Bitritto che avrebbe comportato la sicura, sacrilega demolizione del gioiello architettonico di tutto il borgo: il tempio di S. Felice, esemplare unico e splendido dell’architettura romanico-pugliese a cupola dell’alto medioevo.

Eravamo in pochi a Modugno a discutere con sincera preoccupazione del destino dei beni culturali sempre più deturpati da interventi distruttivi; pertanto, consentimi di ricordare con affetto l’Arciprete don Nicola Milano e l’insigne magistrato dott. Stefano Parmigiani, dei quali conservo, oltre alla memoria, un ricco carteggio del periodo in cui mi trasferii a Napoli.

Mi occupai subito del monumento più a rischio eseguendo un accurato rilievo architettonico del tempio di S.Felice ed un’ampia documentazione fotografica di tutto il complesso. Portai il materiale prodotto all’attenzione dell’illustre storico prof. arch. Roberto Pane, mio maestro e direttore dell’Istituto di Storia dell’Architettura dell’Università di Napoli, il quale, entusiasta della riscoperta di tale rilevanza architettonica illustrata dalle mie immagini e dai miei disegni di rilievo, in qualità di direttore dell’antica rivista Napoli Nobilissima, incaricò il prof. arch. Arnaldo Venditti di eseguire un ampio studio su “L’achitettura a cupola in Puglia” includendo nel volume di marzo-giugno 1969 il tempio di S. Felice corredato da immagini e disegni inediti.

Dal canto suo, mons. Nicola Milano, che pubblicava a fascicoli, in allegato al notiziario parrocchiale «L’amico», la ricerca “MODUGNO-Memorie storiche”, accelerò l’uscita del capitolo su Balsignano per portare a conoscenza dei modugnesi e degli amministratori comunali l’importante patrimonio di storia e arte e la necessità di salvarlo dall’incuria del tempo e degli uomini. Il dott. Stefano Pannigiani, sempre prodigo di consigli e approfondite valutazioni, svolse la sua azione a difesa del patrimonio d’arte modugnese con discrezione ed efficacia presso i vari livelli istituzionali, compatibilmente con il suo particolare ruolo di primo presidente della Corte di Appello di Bari. Il pericolo fu scongiurato, ma permaneva la difficoltà che, essendo il territorio di Balsignano di proprietà privata, non era facile intraprendere iniziative pubbliche volte ad una regolare campagna di restauro per una compatibile fruizione turistico-culturale. Tra indifferenza e inazione sono passati molti anni con il conseguente avanzare inesorabile del degrado, ma in questo lasso di tempo sei stato l’unica voce a tener desto il “problema Balsignano” mediante convegni e vari interventi pubblicati su Nuovi Orientamenti. Ora è necessario affrontare con concretezza e sollecitudine il destino di Balsignano, giacché il territorio è stato acquisito dal Comune e quindi è possibile sollecitare iniziative di corretta progettualità culturale da proporre a tutti i livelli istituzionali per le specifiche competenze e per il reperimento delle non poche risorse finanziarie necessarie per operare. Con lo spirito di rinnovata speranza per le sorti di Balsignano ho colto l’occasione dell’iniziativa “I TESORI DA SALVARE: Fatti e non parole”, lanciata dalla rivista Chiesa Oggi, architettura e comunicatone, (diffusa in Europa e con corrispondenti dagli Stati Uniti e Giappone), per segnalare il tempietto di S. Felice del quale hanno pubblicato una scheda nell’ultimo numero 47/2001 a pag. 65. Quando ho presentato a Milano il materiale riguardante Balsignano, il direttore e il capo redattore hanno espresso vivissimo interesse stabilendo la prima segnalazione, onde possa essere di sprone a intraprendere le opere di tutela e valorizzazione, essendo un bene inestimabile ed irripetibile ancor più se conservato nel suo contesto naturale e paesaggistico.

Nel ringraziarti per l’ospitalità e felice di essere con voi tutti di Nuovi Orientamenti, ti prego di scusarmi se mi sono abbandonato a qualche ricordo, giusto per precisare storicamente vicende e personaggi.

Con stima e affetto.

Balsignano, Giuseppe Ceci, 1988

Incendio a Balsignano

Anno XIII N. 99 Luglio 2001
Raffaele Macina

 

Non avevano previsto neppure una aratura

Forse è proprio vero: qualche forza misteriosa veglia sulla chiesa di San Felice in Balsignano. Non si può spiegare diversamente come mai, a dispetto dell’incuria e del vandalismo costanti ed anzi crescenti nel tempo, questo gioiello dell’architettura romanico-pugliese sia ancora in piedi. Balsignano brucia! Con queste parole la telefonata di Lucrezia Guarirli interrompeva drammaticamente la sera di mercoledì 6 giugno la riunione settimanale dei collaboratori di Nuovi Orientamenti. Ci siamo tutti precipitati verso il casale e, lì giunti, ci siamo rasserenati alquanto nel constatare che le fiamme erano sotto controllo.

L’incendio è stato provocato dalle erbacce secche al punto giusto, miste a sterpaglie accumulate ormai abbondantemente sul terreno, che hanno preso fuoco ed hanno cominciato a lambire da ogni parte gli antichi conci calcarei e i capitelli finemente lavorati da maestranze venute probabilmente dall’Oriente nel secolo XI. Dalla data di acquisizione di Balsignano al patrimonio comunale nessuno aveva pensato che fosse necessario almeno qualche aratura.

Solo l’attardarsi su un campo limitrofo di un contadino che dopo l’imbrunire ha dato l’allarme ha permesso l’arrivo del sindaco neoeletto e poi di alcuni cittadini che con qualche frasca e soprattutto con le loro scarpe hanno opposto la prima resistenza all’avanzata delle fiamme. Dopo più di un’ora, sono arrivati i vigili del fuoco, sempre pochi in questa stagione e per di più impegnati nei numerosi incendi quotidiani che scoppiano dappertutto, e si è potuto emettere qualche respiro di sollievo.

Eppure, come già si è detto nel precedente articolo, nella nostra lettera del 9 maggio al Comune, periodica mente affidato ai commissari prefettizi, avevamo chiesto un intervento urgente perché – scrivevamo – “le erbacce hanno ormai raggiunto la loro massima altezza e se qualcuno dovesse gettare un mozzicone, allora ci troveremmo davanti all’irreparabile”.

Ma Modugno, si sa, è la città degli ipermercati e dello sviluppo edilizio vorticoso e, pertanto, ha sempre avuto amministratori e funzionari sensibili e preparati per questo genere di cose, non per la salvaguardia di un bene culturale. Forse è solo questo che spiega da un lato il dinamismo che la città ha espresso anche negli ultimi anni a livello di ufficio tecnico e di amministratori nel- l’edilizia privata e nel varo di opere pubbliche mai compiute, dall’altro l’incapacità di programmare persino una aratura a Balsignano che, come i contadini sanno, va effettuata almeno ad inizio della primavera e dell’autunno.

Ci sarà nella città una inversione di tendenza? Balsignano sarà ancora utilizzato dai politici locali solo come strumento di marketing elettorale?

Intanto, alcune cose si potrebbero fare subito: l’adozione del casale da parte di qualche realtà associativa che potrebbe almeno assicurare la vigilanza; la predisposizione di un programma di visite guidate; la riparazione dei muri a secco esistenti e la realizzazione di una idonea recinzione che limiti i numerosi atti di vandalismo e di furti di conci lavorati, di fregi e persino di capitelli.

Ma, forse, per la rilevanza artistica ed architettonica che Balsignano ha per l’intera Terra di Bari, è necessario che lo stesso Comune di Modugno sia affiancato maggiormente dalle istituzioni regionali preposte alla salvaguardia dei beni culturali.

Balsignano, tra incuria e degrado

Anno XIII N. 99 Luglio 2001
Raffaele Macina

Continua inesorabilmente il degrado di Balsignano. Mentre in campagna elettorale c’era chi rivendicava i suoi meriti a pro di Balsignano (quanti politici dal 1980 hanno rivendicato i loro numerosi meriti su questo sfortunato casale medievale, o se si vuole sul suo degrado!), lì sul campo si registravano nuovi drammatici elementi di rovina.

In una nostra lettera al commissario prefettizio del 9 maggio chiedevamo un intervento urgente.

Vale, forse, la pena di riproporre il testo:

«Egr. Commissario, come lei saprà, il Comune di Modugno da poco meno di un anno ha acquisito il complesso di Balsignano limitatamente alla parte di terreno su cui insistono le ben note emergenze artistico-architettoniche. Purtroppo, il passaggio dal privato al Comune non ha in alcun modo arrestato il degrado del complesso medievale. La mancanza di qualsiasi vigilanza e la totale incuria degli ultimi mesi rischiano di produrre l’irreparabile.

Pertanto, ci permettiamo di segnalare tre problemi che richiedono un immediato intervento:

  1. sotto la porta esterna a ridosso dell’abside di S. Maria di Costantinopoli è stata prodotta una apertura dalla quale tutti possono entrare direttamente nella corte interna del castello;

  2. accanto a questa porta è franato un pezzo delle mura con grave danno della stabilità del resto della cinta muraria (peraltro, in questi giorni abbiamo sorpreso gente che si appropriava dei conci di pietra per portarseli via; qualche giorno fa sono state sorprese alcune persone che addirittura tentavano di asportate alcuni conci della facciata della chiesa di San Felice, come peraltro è già accaduto nel passato);
  3. il muro a secco che si sviluppa dai due lati del cancello di entrata, a ridosso della provinciale, è stato praticamente rovinato, per cui è agevole l’entrata anche a chi pensa di poter celebrare eventuali riti satanici in luoghi che hanno il fascino della storia e dell’arte;
  4. le erbacce hanno ormai raggiunto la loro massima altezza e se qualcuno dovesse gettare un mozzicone, allora ci troveremmo davanti all’irreparabile”.

Purtroppo, il peggioramento delle condizioni di Balsignano in presenza del solo acquisto da parte del Comune era largamente prevedibile. Bisognava e bisogna subito partire con un grande progetto che riguardi tutta l’area archeologica (il casale, il villaggio neolitico, i palmenti e le due lame, che hanno un grande interesse paesaggistico, botanico e faunistico). Ed invece, si è preferito impegnarsi con qualche talk show, in cui tanti hanno rivendicato il loro eterno amore e il loro grande impegno nel passato su Balsignano.

Penso proprio che ci debba essere una radicale inversione di tendenza: da subito bisogna partire su Balsignano mettendo insieme innanzitutto le due Soprintendenze, il Comune, la Provincia e la Regione, utilizzando tutte le energie e competenze non solo locali e cercando di utilizzare finanziamenti europei.  Balsignano, per la sua storia e rilevanza, non è cosa che possa essere affrontata solo dai modugnesi e solo coi fondi del Comune. C’è spazio anche per i privati, purché il loro intervento non alteri la natura e la vocazione dell’intera area.

Ebbene, su Balsignano ci sono due proposte: la prima è un vero e proprio progetto che, predisposto dal Comune, il 3 febbraio del 1996 fu approvato all’unanimità dal consiglio comunale in previsione di accedere ai finanziamenti europei; il secondo è uno studio di massima presentato nell’autunno scorso dall’avvocato Colavecchio che aspira ad un accordo di programma col Comune e agli stessi finanziamenti europei.

Il progetto del 1996, ahimè incomprensibilmente cestinato in tutti questi anni, e che in ogni caso va riaggiornato, prevede un parco archeologico-naturalistico che comprenda il casale, il villaggio neolitico, le lame e preveda un museo archeologico-naturalistico, un centro studi angioino-aragonese, il completamento degli studi del villaggio neolitico, la ricostruzione di una capanna neoliti ca, un programma di visite guidate che collochi tutta l’area in itinerari storico-turistici di natura almeno provinciale.

Il progetto di massima di Colavecchio parla di alcune di queste finalità, ma finisce col- l’attribuire un ruolo importante alla realizzazione di strutture che non hanno un interesse archeologico o storico-culturale. Fra i punti della relazione di accompagnamento si legge:

“In sintesi, l’idea guida del progetto consiste … in un cosiddetto ‘Parco a tema’, e cioè:

  • realizzare il progetto di un centro di svago e intrattenimento principalmente sulle aree di proprietà privata del cosiddetto “Boschetto”, … alle quali dare il necessario supporto ricettivo e di ristorazione, riqualificando allo scopo alcuni degli edifici esistenti anche tramite la realizzazione di pertinenze a carattere precario;

  • realizzare nello stesso ambito un progetto di struttura socio-sanitaria per la riabilitazione e la cura incentrata sulle tecniche di ippoterapia, pranoterapia, medicina alternativa, pratiche ginniche all’aria aperta;
  • realizzare le indispensabili opere di recupero, restauro e riqualificazione edilizia delle emergenze storico-architettoniche del Casale, collocandovi le funzioni direttive del sistema e alcuni servizi speciali (sala proiezioni, sala convegni, uffici di reception, centro guide);
  • costruire sull’area archeologica un’area museale dotata di servizi accessori, aule per la didattica e per la formazione, magazzini specializzati, laboratori”.

Alcuni di questi punti sono difficilmente condivisibili sulla base della filosofia del recupero e del riuso di un bene culturale.

Nino Lavermicocca, già direttore archeologo per il settore medievale della Soprintendenza Archeologica per la Puglia, esclude in modo categorico che un museo possa essere costruito su una zona archeologica, che “è già essa di per se stessa un museo e che non ha bisogno dunque di un museo artificiale. La nuova letteratura archeologica in Italia ed in Europa impone chiaramente che un museo sia costruito nella città e che ci sia poi un mezzo di trasporto dal la zona archeologica in città. A Mottola, ad esempio, c’è un pullmino di 10 posti che porta dal centro cittadino i visitatori alle chiese rupestri; anche il comune di Bisceglie dispone di un gippone per visite ai dolmen e alle grotte preistoriche. D’altra parte, i musei di Egna- zia e di Canne, che sono al di fuori delle città, sono fallimentari.

All’interno del castello, poi, non si possono mettere tanti uffici e men che mai gli uffici di reception dell’intero sistema, ma solo un punto di distribuzione della depliantistica e di presenza di guide”. Si tratta di rilievi di buon senso che impongono una analisi e una discussione scientifica pubblica sull’intera problematica di Balsignano.

Un grave errore è stato quello di non avviare già da qualche anno un lavoro di progettazione e di studio, ma di essersi limitati solo alle questioni economiche e burocratiche dell’acquisto dell’area su cui insistono le emergenze architettoniche. Non era difficile prevedere, come ahimè abbiamo più volte scritto, che il solo passaggio al Comune avrebbe paradossalmente aumentato il degrado, al quale il privato poneva un certo argine non fosse altro per le arature periodiche, la vigilanza e la presenza che assicurava.

Un invito, quindi, a tutti (al Comune innanzitutto, ma anche a tutte le realtà interessate che hanno veramente qualcosa da dire e da offrire, agli stessi privati, il cui ruolo deve essere sollecitato ma solo nell’ottica di un piano che salvaguardi la vocazione e la fisionomia del bene culturale) a programmare da subito un lavoro serio e produttivo: per definire l’iter di un progetto e dei relativi finanziamenti anche a livello europeo ci vogliono tre anni. Guai se, ancora una volta, su Balsignano si dovesse perdere tempo: c’è bisogno di un clima Ubero, scevro da pregiudizi, in cui gli interessi pubblici, che non escludono quelli privati, ispirino la filosofia di ogni intervento.  

Con questo spirito noi di Nuovi Orientamenti abbiamo costituito un gruppo di studio e di intervento su Balsignano che si riunisce ogni mercoledì alle ore 19,30; un gruppo aperto al contributo di quanti eventualmente volessero partecipare.

In corsa per il “posto al sole” a Balsignano

Anno XXII N. 96 Agosto 2000
Raffaele Macina

Ora che su Balsignano sono appuntate le luci del Palazzo, destinate a divenire sempre più abbaglianti con l’approssimarsi della tornata elettorale amministrativa del 2001, noi di Nuovi Orientamenti possiamo ritenere chiusa una prima fase di impegno che ci ha caratterizzati sin dall’atto costitutivo della rivista: contribuire a diffondere una sensibilità verso il casale medievale fortificato di Balsignano pome condizione preliminare al suo recupero.

Dopo don Nicola Milano, riteniamo di aver assicurato in questa direzione un impegno piuttosto continuo negli ultimi due decenni. Il senso del nostro intervento è ben espresso da alcune parole che molti lettori spesso ci hanno rivolto: «Balsignano, sino a qualche tempo fa, era per me soltanto sinonimo di pietre; ora, grazie anche al lavoro di Nuovi Orientamenti, esso appare in tutta la sua importanza, storica, architettonica e artistica».

Ed in effetti, ne abbiamo prodotto di lavoro! Sin dal 1979 avviammo una collaborazione costante con gli Istituti di Storia dell’Arte e di Storia Medievale dell’Università di Bari, proponendo sulle nostre pagine saggi specifici di studiosi e ricercatori. Stabilimmo rapporti con la Soprintendenza ai Beni Ambientali e Architettonici e con quella Archeologica, perché fossero avviati i primi interventi urgenti di consolidamento e di conservazione delle strutture, in particolare della cupola a tamburo della Chiesa di San Felice che, negli anni Ottanta, era in uno stato assai precario, per giungere poi nel 1982 ad un importante convegno che vide il patrocinio anche del Ministero ai Beni Culturali, retto allora dall’on. Nino Vernola.

Su Balsignano abbiamo cercato anche di fornire una serie di strumenti perché fosse palese la sua importanza: una videocassetta che distribuimmo alle scuole, visite guidate per scolaresche, per comuni cittadini e per realtà associative della provincia, pubblicazioni divulgative e scientifiche, la più importante delle quali è certamente il saggio di Giuseppe Ceci edito nel 1988.

Balsignano, Giuseppe Ceci, 1988

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