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8 luglio 1691

Digiuno vigilia dell’Immacolata Concezione

Guarino Cazzano, general sindaco di Modugno, delibera il nome e per conto dell’università di Modugno che tutta la popolazione faccia digiuno completo la vigilia della festa dell’Immacolata Concezione «affinché per intercessione di detta Vergine si plachi l’ira di Dio liberi, e liberi così noi, come tutta la Provincia e Regno, dal flagello della peste»

2 luglio 1858

Guardia Nazionale

Da una delibera dell’Università si apprende che il corpo della Guardia Nazionale, che aveva il compito di provvedere alla sicurezza del territorio, era composto da 537 cittadini. I corpi della guardia nazionale favoriranno il successo della spedizione garibaldina in Terra di Bari.

1 luglio 1882

I funerali civili di Giuseppe Garibaldi

L’arciprete di Modugno, Nicola Trentadue, manda una missiva l’arcivescovo di Bari e lo informa perché intervenga presso le superiori autorità civili, di quanto stanno «tramando» nella città i notabili.

Questi intendono celebrare i funerali civili in onore di Giuseppe Garibaldi presso la chiesa della «congrega nobilium del Purgatorio»; ed è grave, afferma il Trentadue, che, nonostante sia stata minacciata interdizione della chiesa, essi persistono nella «mala volontà» di fare in essa commemorazione.

La commemorazione, si tenne il 4 luglio nella chiesa del Purgatorio, nonostante l’invito a tenerla «in altro luogo non sacro».

I funerali civici in onore di Giuseppe Garibaldi, 1982

C’era una volta Piazza Sedile

Editoriale anno VIII, n. 5-6 settembre, dicembre 1986

Piazza Sedile: ultimo angolo di storia vivente della città, non ancora completamente ingoiato dal dio consumismo, al quale l’attuale società non esita ad immolare il suo passato.
È qui che si trova l’antico Sedile, nel quale gli eletti nobili della «Università» di Modugno si radunavano per deliberare intorno all’amministrazione della città.

Qui, sino a qualche decennio fa, si ritrovavano i braccianti per chiedere lavoro a lor signori i proprietari terrieri.
È qui che si trova l’ampio sagrato della seicentesca chiesa del Purgatorio, davanti al quale i «giacobini» modugnesi, aderendo alla Repubblica Partenopea nel 1799, piantarono «l’albero della libertà».
Qui, infine, i diversi istituti dell’associazionismo cittadino, dalle prime società operaie di mutuo soccorso della seconda metà dell’Ottocento a quelle più recenti di pensionati, artigiani e militari in congedo, alla «Cooperativa degli Edili di Modugno» del 1952, hanno impiantato la loro attività. Il grembo, quasi materno, di piazza Sedile ha sempre riservato un cantuccio ad ogni sodalizio e, pertanto, nel suo spazio vitale hanno potuto trovare ospitalità anche le sezioni locali di quasi tutti i partiti. Tutto ciò ha reso sempre piazza Sedile un luogo unico nella coscienza dei cittadini; un luogo che, profondamente umanizzato, nel bene e nel male, dall’azione della storia e dalle manifestazioni di socialità di un popolo, ha contribuito al radicamento di ogni soggetto nella sua comunità. Ed in effetti, ancora oggi, piazza Sedile si offre di buon grado come centro di rappresentazione della vita collettiva e a tutti sempre porge un amico o un conoscente che aiuti a sfuggire all’anonimato dei condomini. Si può essere stufi di certe facce che stazionano perennemente sui larghi marciapiedi, ma non si può concepire un modugnese che non si soffermi in piazza Sedile non appena ne abbia l’opportunità.

Ed ecco, allora, i crocicchi serali, nei quali ognuno si può infilare. Ecco i politici locali, immancabili nelle mattinate domenicali, ostentare la loro autorità, assicurare soluzioni ad ogni problema o appartarsi fra di loro per comunicazioni riservate. Ecco, ancora, i vecchietti che, seduti davanti alle società, assaporano il tepore del sole primaverile o la frescura all’ombra dei palazzi e, pazienti, puntano gli occhi sul teatro che sempre si sgrana.
Ed, infine, ecco la piazza dei comizi, delle celebrazioni ufficiali, delle feste popolari, delle feste religiose, dei «Giochi della Gioventù», delle manifestazioni culturali.

E, così, la storica piazza si presenta come un palcoscenico naturale, sul quale la «commedia» della vita e della storia trova i suoi attori e i suoi spettatori. Ma…, c’è, purtroppo, un preoccupante interrogativo sul futuro di questo centro collettivo di rappresentazione della «modugnesità»; e già oggi piazza Sedile la si intravede ingabbiata in luccicanti insegne, in geometrizzanti boutique e, perché no, nel caos di un fast food. Sulla base dei nuovi insediamenti, un pittore potrebbe già ridisegnare la piazza dell’immediato futuro: pedane di ingresso a lussuosi negozi che avanzano sui marciapiedi; vetrine in nitido cristallo che, nascondendo gli antichi palazzi, ostentano l’accattivante prezziario di magliette firmate; il fumo untuoso di una probabile friggitoria.
Di certo, non spetta ai proprietari porsi problemi su tale evoluzione (involuzione?) moderna di piazza Sedile: siamo in una logica di mercato e ad ognuno è data facoltà legittima di far fruttificare i suoi soldi.
Ma il Consiglio e l’Amministrazione Comunale possono assistere inerti al nuovo fenomeno?

Certo, si potrà ben dire che Modugno, come tanti altri comuni, non ha ancora il «Piano per la Disciplina del Commercio» e che, pertanto, non può essere negata la licenza, in qualsiasi luogo, a chi ne faccia richiesta.
E, allora, dopo gli anni Cinquanta e Sessanta che, con la costruzione dell’Asilo Nido, dell’Ufficio Postale e dei tre grattacieli, hanno rovinato un equilibrio architettonico secolare, dovremmo essere ancora oggi spettatori passivi del prevedibile divoramento consumistico della storica piazza? Non si potrebbe pensare ad un progetto stralcio che, subito, disciplini l’apertura di negozi e vetrine in piazza Sedile?
Un avvertimento, infine, vorrei dare ai politici: «Attenti: una piazza Sedile non più ricca di socialità, ma gonfia di negozi, non potrebbe più offrire un sicuro uditorio ai vostri comizi».

Raffaele Macina

Viaggio all’interno del centro storico: Piazza Sedile

Un interessante contributo di Ivana Pirrone

Anno VI N. 1-2, Gennaio-Aprile 1984

Vogliamo ripercorrere le strade di Modugno, leggendo nelle pietre e negli spazi la storia della città, che è poi storia di uomini, per spiegare a noi stessi il senso di tante esistenze e persistenze e, conoscendo meglio il passato, con maggiore lucidità e competenza programmare il futuro. Futuro che per Modugno si chiama oggi piano regolatore: una serie di scelte che, se ben condotte, possono portare alla crescita programmata e ordinata della città e ad una migliore qualità della vita per i suoi abitanti; altrimenti il piano regolatore servirà ad accrescere caos e marasma edilizio, farà lievitare il disordine, cancellerà quelle forme di memoria collettiva che sono i luoghi, le strade, gli edifici.

Non si tratta, quindi, semplicemente di inventariare i cosiddetti monumenti e le opere d’arte, sostituendosi magari alle soprintendenze e segnalando i restauri da eseguire, ma piuttosto di individuare il corpus di luoghi e di edifici che hanno un significato, anche al di là del valore esclusivamente storico-artistico, e segnalarli perché siano salvaguardati. Ciò nella convinzione — lo ripetiamo — che solo conoscendo a fondo il passato, possiamo serenamente affrontare l’avvenire e che solo rispettando gli spazi fisici della città, potremo salvaguardarne il valore di koiné.

Siamo convinti assertori della validità dei contesti. Per quanto bello, infatti, possa apparire e per quanto grande sia il suo valore, isolare un edificio, col pretesto che si tratta di una emergenza architettonica, e demolire ciò che lo circonda e gli fa da supporto perché privo di pari rilevanza artistica, non ci trova d’accordo. Sarebbe come isolare, in un’opera teatrale o letteraria, la sola parte del protagonista. Anche una tragedia di Shakespeare diverrebbe immediatamente risibile, non sostenuta dai rimandi dei comprimari e giù giù fino alle battute delle più umili comparse. Eppure, questa è pratica abituale negli interventi di urbanistica! Noi cerchiamo invece i «nodi» di una realtà dinamica e quindi siamo piuttosto propensi a dar rilievo a situazioni stimolanti per una serie di piccoli rimbalzi e notazioni più implicite che dichiarate, ovvero ad edifici di modesta esecuzione ma che coralmente producano armonia, piuttosto che al singolo edificio, sprizzante arte da tutti i pori, mummificato in uno spazio morto ed artificialmente creatogli d’attorno.

Il nostro giro per il centro storico della città comincia da Piazza Sedile, chiamata così dal nome dell’edificio nel quale si tenevano le riunioni dei nobili che gestivano il potere amministrativo della città. Nella forma attuale il palazzo turrito del Sedile, che oggi ospita la biblioteca comunale, risale, come dice l’iscrizione scolpita sulla facciata, al 1713, anno in cui l’ordine dei Nobili lo restaurò a proprie spese e lo dotò di torre con l’orologio.

L’ingresso alla sua sala è preceduto da una graziosa scaletta a due rampe convergenti verso un ballatoio, dal quale si abbraccia con lo sguardo tutta la piazza: spazio essenzialmente umano, che si articola in tanti sottospazi antistanti gli ingressi dei vari locali che si aprono a livello del piano stradale. È di fronte al Sedile infatti che si affacciano le sezioni locali dei vari partiti e le varie associazioni sindacali, civili e militari.

Tutto qui contribuisce a qualificare questo spazio per la sua naturale destinazione, che è destinazione dialogica di incontro civile, di dibattito culturale, di rapporto umano.

Com’è nelle più consolidate tradizioni delle nostre regioni la struttura di questo luogo ha funzione polivalente ed è frutto del contemperarsi di diverse realtà, tutte egualmente importanti e tra loro complementari, tutte egualmente rappresentative di un aspetto del potere. Così, se il potere economico e sociale faceva capo al palazzo del Sedile, quello religioso era rappresentato dalla cosiddetta «Chiesa del Purgatorio» (S. Maria del Suffragio).

Di fattura seicentesca, è preceduta da un sagrato rialzato che copre una vasta cisterna pubblica, costruita dalla Confraternita del Purgatorio nel I860 per raccogliere le acque piovane e conservarle per i tempi di siccità. La facciata è preceduta da un portico in pietra che risale al secolo scorso, quando fu rifatto a seguito di un crollo, seguito alla esibizione acrobatica di un funambolo. Storia singolare che testimonia di un’epoca non poi tanto lontana in cui questi luoghi facevano anche da palcoscenico!

L’interno è a una navata con pilastri a doppio capitello che sorreggono la volta a botte; sulle pareti si ammirano pregevoli tele ed una artistica cantoria. Dobbiamo dire però che, se la chiesa risale al 1600 ed il Sedile è stato riedificato ancora più tardi, l’assetto di questa zona risale a un periodo molto anteriore. Non tutti sanno che questa piazza esisteva già fin da quando a Nord, sul lato opposto all’ingresso della chiesa, si apriva la porta detta delle Beccherie, che costituiva uno degli accessi originali della cinta muraria che racchiudeva il borgo antico.

È quindi certo che fin dal Medioevo, e cioè fin da quando il borgo di Modugno si è costituito, questa zona assolveva al suo compito di cuore pulsante per [l’organizzazione della vita di un gruppo di uomini che aveva deciso di vivere assieme, usufruendo in comune di questo territorio e delle sue risorse, condividendo rischi a fatiche. Si instaurò allora quella caratteristica dimensione di vita, favorita dalla demenza del clima, per cui la Socialità si sviluppava negli spazi esterni alle abitazioni i quali divengono veri saloni comuni, dove l’anziano può godere dell’ultimo raggio di calore prima che imbruni, il giovane occhieggia le ragazze, il sensale stipula affari.

Si organizza così una tranquilla vita di paese che si dipana con ritmo mai affannoso ma sempre dinamicamente vivo dall’abbraccio della dimensione spazialmente raccolta della piazza. Il rischio di oggi è invece che questo spazio comune dilati le sue funzioni e che acquisti un nuovo valore, che Piazza Sedile si trasformi in centro commerciale. Già le prime boutiques ne hanno forzato l’ingresso ed hanno violato con la pacchianeria delle loro insegne e la vistosità ed invadenza delle vetrine la serenità e compostezza degli spazi.

Si avvia cioè un processo che può forse portare al degrado e senz’altro allo snaturamento della zona.
Basta guardare un po’ in là, per esempio nel quartiere muratiano del capoluogo, pe rendersene conto.

Oggi un traffico caotico, un decremento della popolazione residente, un altissimo indice di pendolarità sono le caratteristiche di quel quartiere che ha vissuto un intenso processo di conversione commerciale. Il tentativo di farne una city ne ha scacciato gli abitanti, riciclato le case trasformandole in uffici e negozi o depositi, ha gravemente compromesso l’indice di vivibilità distruggendo ogni equilibrio.

Ebbene, è questo il futuro di Piazza Sedile?

26 giugno 1738

Modugno rischia il servaggio feudale

Modugno allontana da sé il rischio di ricadere sotto il servaggio feudale versando al governo regio di Napoli la somma di 18.000 ducati con la quale la città era stata rimessa in vendita da Carlo III di Borbone nel 1734. L’atto notarile con il quale viene regolamentata la complicata questione viene stipulato a Napoli dal notaio Massimino Passaro.

25 giugno 1836

Progetto e restauro del palazzo del “Regio Governatore”

L’architetto Domenico Gianvecchio presenta il progetto per la costruzione della «nuova casa comunale in Modugno». Il progetto prevede il restauro e la sistemazione ad uffici del secondo piano del palazzo legge governatore (ex Palazzo della Direzione), sito in via Perrone piazzetta Lacorte. Il Palazzo del regio governatore, nel Regno di Napoli era l’autorità cittadina più eminente.

22 giugno 2010

Delibera Comune di Modugno: Progetto di recupero del sito di Balsignano

Su proposta della seconda Amministrazione Rana, il Consiglio Comunale di Modugno approva all’unanimità (presenti 22 consiglieri su 30) il «Progetto di recupero del sito medievale Borgo di Balsignano». Importo euro 1.440.000, dei quali euro 1.100.000 provenienti dai fondi regionali, in particolare dai Piani Strategici, euro 340.000 dal Comune di Modugno. (Balsignano, dal degrado al recupero, Raffaele Macina, Edizioni Nuovi Orientamenti 2012, pp.18,19)

19 giugno 1642

Modugno versa in uno stato fallimentare

Versando l’Università di Modugno in uno stato fallimentare e cercando i creditori di avvalersi addirittura sui singoli cittadini, che per questo «atterriti fuggivano dalla città» viene assunta una nuova delibera con la quale si decide di imporre una seconda gabella di sette grana sulla farina. in questo modo si prevede una nuova entrata di 8400 ducati

16 giugno 1276

Modugno e l’assegnazione della moneta da Carlo I d’Angiò

Carlo I d’Angiò, assegnando la moneta ai diversi Comuni, (Cedolario della distribuzione) assegna a Modugno una sola oncia, mentre Bitonto ne riceve 233, Bitetto 40, Palo del Colle 4 e Grumo 2. Essendo le assegnazioni previste dal Cedolario determinate su base demografica, ciò significa che Modugno, in quell’anno, aveva una popolazione inferiore agli altri centri abitati.

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