Anno XXIV N. 105 Ottobre 2002
Serafino Corriero
La rivista francese GEO dedica un servizio speciale ai “tesori abbandonati” del Sud d’Italia, fra i quali, in territorio di Modugno, la chiesa di S. Felice in Balsignano e la masseria Cafarelli.
Sul numero 268 di giugno 2001 la rivista mensile GEO, edita a Parigi e a noi segnalata dal nostro collaboratore francese Michel Bon, presenta ai suoi lettori una severa inchiesta sul ricco patrimonio artistico dell’Italia meridionale, in gran parte abbandonato all’incuria e al degrado.
Attraverso una lunga e accurata indagine, l’inviata Eva Sivadjian ed il fotografo Derek Hudson documentano l’infelice destino di ville, chiese e sculture che nel Sud d’Italia, privo di mezzi, cadono nell’abbandono. La copertina di queste pagine è dedicata al “villaggio-fantasma” di Craco, in provincia di Matera, completamente abbandonato dai suoi abitanti dal 1970, quando la collina sulla quale sorge franò trascinando nella rovina i suoi tesori di storia e di arte. Sulle cause di questo abbandono, la giornalista interroga quindi Attilio Caruso, responsabile regionale lucano della FAI, la Fondazione italiana per la preservatone del patrimonio architettonico nazionale, il quale, dopo aver indicato le diverse cause di questo stato di cose, alcune storiche (smottamenti, terremoti, carestie, guerre dinastiche, invasioni), altre recenti (disoccupatone ed emigratone), lamenta la mancanza di risorse adeguate per la tutela e il recupero dei tanti (troppi) siti di particolare valore storico, ambientale o artistico. E, analogamente, anche le varie Soprintendenze istituite per la tutela di questo vastissimo patrimonio ammettono di non essere in grado di condurre campagne sistematiche di valorizzazione di questi siti, essendo appena in grado di affrontare solo le situazioni più gravi ed urgenti. E qui, l’inviata di GEO introduce i suoi riferimenti al territorio di Modugno. Ne riportiamo sotto il testo in francese e la traduzione italiana. Alle citazioni modugnesi (sulla figura di Cafariello, vedi Nuovi Orientamenti, n. 86/1988, pp. 18-21) seguono poi altre segnalazioni da Basilicata, Calabria e Campania: “dappertutto, lo stesso odore di muffa fuoriesce dalle belle ville padronali con i balconi arrugginiti e le porte bloccate dalla terra e dalle piante selvatiche”. Soltanto Matera si è salvata da questo disastro, grazie alla tutela dell’Unesco; altrove, “vestigia di un valore inestimabile sono minacciate di rovina”, e non solo per colpa di cause naturali o di errati interventi sul territorio, ma anche perché «a differenza dei nostri nonni e dei nostri genitori, noi non siamo stati capaci di trasmettere ai nostri figli una cosa essenziale: l’amore e il rispetto dell’inestimabile bene comune che stiamo distruggendo».
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