Due lettere dei nostri Lettori

Anno XXXIX  N. 165 Luglio 2017
Lettere al direttore

Carissimo professor Macina,
sono Annapaola Bianchi, una bambina di 10 anni che frequenta la classe 5A del II Circolo Didattico “A. Moro”. Ricordo che durante la visita guidata da lei fatta alla nostra classe al complesso di Balsignano mi si è posto un dubbio: come mai la Chiesa di San Felice viene anche denominata Chiesa di San Pietro in Balsignano? Aspetto con gioia il momento in cui potrò ripetere questa bellissima esperienza assieme ai miei amici di classe, alle maestre e con la sua guida esperta e saggia. Cordiali saluti, carissimo professor Macina!
Annapaola

 

Cara Annapaola,
capisco il tuo dubbio, soprattutto perché ogni tanto c’è qualcuno che denomina la bella chiesa romanica “Chiesa di San Pietro”. Mi è capitato spesso nel passato di ascoltare tale denominazione anche da alcuni Assessori alia Cultura; l’anno scorso un esponente dell’attuale Amministrazione ha dichiarato in una scuola che un problema da risolvere è come chiamare la chiesetta in questione: di San Pietro o di San Felice?.
Ebbene, cara Annapaola, non c’è alcun problema da risolvere: la chiesa con cupola a tamburo si chiama “Chiesa di San Felice”. Sino al 1932, però, veniva denominata “Chiesa di San Pietro”, perché la si confondeva con una chiesetta vicina, che sta al di fuori del casale, esattamente al quadrivio che precede il fondo, dove insiste ancora la casetta medievale, dalla quale – ricorderai – abbiamo incominciato la visita guidata. Anche Emile Bertaux, lo storico francese che venne a Balsignano all’inizio del Novecento, la denomina “Chiesa di San Pietro”. Giuseppe Ceci, però, autore di un saggio magistrale su Balsignano, riuscì a consultare presso l’Archivio di Stato di Napoli diverse pergamene antiche sul nostro casale e se ne accorse dell’errore e della confusione. Da allora la nostra bella chiesa con cupola estrados- sata – ricordi questo temine? Lo abbiamo spiegato più volte? – è stata chiamata da tutti gli storici “Chiesa di San Felice”. E meno male che Giuseppe Ceci riuscì a consultare queste pergamene e se ne accorse della confusione con la chiesetta del quadrivio, che, peraltro, è di età moderna e non ha nulla di romanico, perché quelle pergamene non sono più consultabili: esse, infatti, andarono bruciate durante un bombardamento del 1943 su Napoli, che distrusse un’ala dell’Archivio di Stato. C’è, poi, da fare un’altra considerazione che giustifica la dedicazione della chiesetta a San Felice, uno dei primi martiri cristiani, il cui culto è assai diffuso in tutta la Campania, e particolarmente nella provincia di Caserta, nella quale si trova Aversa. Ora, noi abbiamo detto nella visita che Balsignano fu donato all’abbazia benedettina di San Lorenzo di A versa. È logico, quindi, che quando i benedettini, che vennero nel nostro casale, fecero costruire la chiesa, la dedicarono al santo più venerato del territorio da cui provenivano. Spero di aver risolto il tuo dubbio e se vuoi ritornare a Balsignano, potresti ritornare con una bella preparazione sul nostro casale, perché, ad esempio, potresti frequentare il corso che faremo in settembre su di esso.

Raffaele Macina


 

Caro direttore,
per un semplice dovere di cronaca, da affezionata lettrice della rivista, sento la necessità di sottolineare, una volta in più, il quarantennale contributo offerto da “Nuovi Orientamenti”, al fine di tenere sveglia l’attenzione delle Soprintendenze e degli organi istituzionali competenti su un sito rimasto per decenni in piena decadenza e totale degrado. Basti rileggere il numero 99 (luglio/2001) per avere un’idea chiara delle vibranti sollecitazioni con le quali il prof. Macina scriveva, documentava e denunciava l’oltraggio che frequentemente il Casale subiva (come la sparizione di preziosi capitelli ed ornamenti architettonici), perpetrato da abili predoni di opere d’arte, al fine di “abbellire” case forse importanti da un punto di vista strutturale, ma totalmente prive di alcuna valenza storico-architettonica. Oltretutto, l’atto di scardinare quei preziosi ornamenti provocava il conseguente crollo delle restanti parti, ridotte, in alcuni casi, a semplici ammassi di pietre. Nei suoi quarant’anni di “servizio”, “Nuovi Orientamenti” ha dedicato pagine e pagine al sito, citando le proposte nate e “dimenticate”, ed invitando coloro che ne avevano il potere ad evitare ulteriori indugi, prima che potesse accadere “l’irreparabile”. E poi, come non citare gli studi, le ricerche, le visite guidate, i convegni, le iniziative ed i sopralluoghi, intesi come strumenti messi in campo dal prof. Macina per informare, sollecitare e sensibilizzare? Si sono mosse, nel tempo, autorevoli ligure di docenti universitari, impegnate in una continua ricerca sulla storia del Casale, giunta, grazie al ritrovamento di alcuni reperti, anche all’estero, come Inghilterra e Stati Uniti. Proprio grazie a questo tenace impegno, si è ottenuto il risultato che oggi è sotto gli occhi di tutti! Lo scorso 26 novembre, il Casale di Balsignano è stato ufficiai mente inaugurato alla presenza di ligure istituzionali locali, soprintendenti della Città Metropolitana di Bari ed esperti di comunicazione, ma su questa selezionata scelta di presenze, “spiccava” l’assenza di un nome facilmente individuabile: quello del prof. Macina, meritevole, a pieno titolo, di essere definito “padre” di un Bene che, in quel 26 novembre, risultava “orfano” di chi ne aveva seguito, passo dopo passo, tutte le fasi, dalla decadenza alla sua lenta rinascita. Oggi Balsignano rientra nei Piani di Studio di Scuole extraterritoriali, come la scuola media “Renato Imbriani” di Bari (Gazzetta del Mezzogiorno del 16 maggio u.s.) e, ancora prima, (26 aprile 2017) lo stesso quotidiano dedicava un’intera pagina alle “Giornate Nazionali dei Castelli” (13-14 maggio 2017), nel cui titolo Balsignano veniva definito “Portabandiera” della Puglia. Un ottimo risultato, certo: ma in questo “mare che finalmente si muove”, un piccolissimo riferimento non era forse naturale, scontato e doveroso farlo? Ereditare e continuare, è sicuramente positivo, ma iniziare e perdurare costa molto di più. E questo va ricordato!

Lettera firmata

Gentile Signora,

in questi mesi abbiamo ricevuto diverse testimonianze come la sua, ma, d’accordo con chi ce le ha inviate, non abbiamo pensato di pubblicarle. Lei, invece, ha insistito molto perché la sua riflessione fosse presente in questo numero. A noi importa poco se chi siede momentaneamente sugli scranni del Palazzo ignori il nostro impegno culturale e civile: è accaduto tante volte nel passato, accade oggi, accadrà nel futuro. Chi gestisce il potere, indipendentemente da quello che proclama, non ha bisogno di uomini liberi, ma di soggetti da collocare nella sua corte.
Certe cose si fanno perché si sente che è giusto farle: è giusto farle soprattutto per le nuove generazioni, che, in questa società sempre impegnata nella rimozione delle radici delle nostre tradizioni e della nostra cultura, avranno, forse, con Balsignano, una sollecitazione in più ad essere sensibili verso la bellezza e la nostra storia. Questo è importante. Ed è importante che il nostro impegno per Balsignano continui, come dimostrano la ripresa dell’antica tradizione della seconda domenica di maggio, di cui parla Caterina Sassi nelle pagine precedenti, e le numerose visite guidate che abbiamo promosso in piena autonomia sia con le scuole sia con gruppi, persino di studiosi, provenienti da Bari e provincia. Abbiamo avuto, fra l’altro, il privilegio di fare una visita guidata alla prof, ssa Adriana Pepe, già titolare della cattedra di Storia dell’Arte alla facoltà di Lettere dell’Università di Bari, che, a partire dagli anni Ottanta, è intervenuta sulla nostra rivista, proprio su Balsignano. Noi di “Nuovi Orientamentf, forti soltanto del nostro volontariato, non possiamo non nutrire un po’ di orgoglio per aver dato il nostro contributo alla scrittura di una pagina di storia della città di Modugno, a cominciare dai primi anni del nostro impegno, quando eravamo considerati dei marziani, che “andavano fi la domenica a parlare con le pietre” E la storia nessuno la può cancellare!

Raffaele Macina