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Balsignano: Il “grande progetto collettivo” che non c’è

Anno XXXIX N. 166 Novembre 2017
Serafino Corriero

Riguardando i miei appunti per redigere una mini-guida aggiornata al casale di Balsignano (che pubblicheremo prossimamente a benefìcio di quanti volessero visitare il sito con qualche informazione in più), mi sono imbattuto in un articolo di «Nuovi Orientamenti» pubblicato sulla rivista nel novembre 1995 (n. 76, pp. 8-9). Esso, redatto da Raffaele Macina, contiene il resoconto dell’incontro, avvenuto il 6 ottobre di quell’anno presso il Castello Svevo di Bari, tra l’on. Nicola Magrone, deputato eletto al Parlamento per il nostro collegio nella lista elettorale de “L’Ulivo”, il Sindaco di Modugno dell’epoca, ing. Franco Vaccarelli, il prof. Raffaele Macina, direttore di “Nuovi Orientamenti”, e il dott. Roberto Di Paola, allora Soprintendente per i Beni Ambientali e Architettonici della Puglia.
L’incontro era stato richiesto dall’on. Magrone a seguito di una interrogazione parlamentare da lui stesso presentata l’anno prima al Ministro dei Beni Culturali, riguardante l’acquisizione da parte dello Stato del complesso di Balsignano, allora di proprietà privata, e il conseguente progetto di restauro.
Grazie a questa interrogazione, presentata dopo che era stata ricostruita pezzo per pezzo presso il Ministero la pratica su Balsignano, andata nel frattempo incredibilmente perduta, si arrivò ad una nuova perizia di stima del bene, che ne avrebbe consentito l’acquisto da parte della Soprintendenza di Bari. In realtà, la pratica non ebbe poi alcun seguito, e l’acquisto di Balsignano fu effettuato da parte del Comune di Modugno nell’aprile del 2000, per 350 milioni di lire, con sindaco l’ing. Franco Bonasia.
Ebbene, in quell’articolo, a seguito dell’esito positivo di quell’incontro col Soprintendente dott. Di Paola, si riferiva anche di uno scambio di opinioni tra l’on. Magrone e il prof. Macina sulla necessità che si cominciasse già da allora a pensare ad un progetto di fruizione e di valorizzazione di Balsignano. Riporto dunque, così come le riferisce il prof. Macina nel suo articolo, le parole testualmente pronunciate allora sull’argomento dall’on. Magrone, oggi Sindaco di Modugno e, come tale, proprietario e custode del sito:
«Questo è un problema che deve essere affrontato da tutti, e tutti devono essere chiamati a dare il loro contributo perché Balsignano possa avere un futuro. E da evitare che il destino di Balsignano sia deciso esclusivamente nel chiuso di uffici comunali da assessori e addetti al Palazzo. Anzi, se noi lasciamo l’elaborazione di un progetto di destinazione e di uso di Balsignano all’organo burocratico o all’organo assessorile individuale, è meglio che ci fermiamo qui e lasciamo il tutto nelle mani del proprietario. Il Comune deve impegnarsi in altro: programmare ed assicurare il riuso di Balsignano, divenire sin da oggi il protagonista di questa vicenda. In questo senso, ho già dato a Vaccarelli gli indirizzi giusti dei Ministeri perché il Comune scriva e faccia sentire l’esigenza della città di pervenire quanto prima alla soluzione. Spetterà invece a tutta la città, a quanti si sono già impegnati e vorranno impegnarsi, il compito di elaborare un grande progetto collettivo su Balsignano».
Seguiva a queste parole il commento conclusivo del prof. Macina: “Come non essere d’accordo con queste ultime considerazioni dell’onorevole, anzi dell’amico Nicola Magrone?”.
Ordunque, sono praticamente quattro anni che Magrone amministra questa città, ma di quel “grande progetto collettivo” non c’è ad oggi alcuna traccia, e non se ne vede neppure l’intenzione.
Nel frattempo, Magrone ha cessato di essere «onorevole», e forse ha cessato anche di essere
«amico»

Chiesa di san Pietro o di san Felice? Balsignano orfano dei suoi “padri”

Due lettere dei nostri Lettori

Anno XXXIX  N. 165 Luglio 2017
Lettere al direttore

Carissimo professor Macina,
sono Annapaola Bianchi, una bambina di 10 anni che frequenta la classe 5A del II Circolo Didattico “A. Moro”. Ricordo che durante la visita guidata da lei fatta alla nostra classe al complesso di Balsignano mi si è posto un dubbio: come mai la Chiesa di San Felice viene anche denominata Chiesa di San Pietro in Balsignano? Aspetto con gioia il momento in cui potrò ripetere questa bellissima esperienza assieme ai miei amici di classe, alle maestre e con la sua guida esperta e saggia. Cordiali saluti, carissimo professor Macina!
Annapaola

 

Cara Annapaola,
capisco il tuo dubbio, soprattutto perché ogni tanto c’è qualcuno che denomina la bella chiesa romanica “Chiesa di San Pietro”. Mi è capitato spesso nel passato di ascoltare tale denominazione anche da alcuni Assessori alia Cultura; l’anno scorso un esponente dell’attuale Amministrazione ha dichiarato in una scuola che un problema da risolvere è come chiamare la chiesetta in questione: di San Pietro o di San Felice?.
Ebbene, cara Annapaola, non c’è alcun problema da risolvere: la chiesa con cupola a tamburo si chiama “Chiesa di San Felice”. Sino al 1932, però, veniva denominata “Chiesa di San Pietro”, perché la si confondeva con una chiesetta vicina, che sta al di fuori del casale, esattamente al quadrivio che precede il fondo, dove insiste ancora la casetta medievale, dalla quale – ricorderai – abbiamo incominciato la visita guidata. Anche Emile Bertaux, lo storico francese che venne a Balsignano all’inizio del Novecento, la denomina “Chiesa di San Pietro”. Giuseppe Ceci, però, autore di un saggio magistrale su Balsignano, riuscì a consultare presso l’Archivio di Stato di Napoli diverse pergamene antiche sul nostro casale e se ne accorse dell’errore e della confusione. Da allora la nostra bella chiesa con cupola estrados- sata – ricordi questo temine? Lo abbiamo spiegato più volte? – è stata chiamata da tutti gli storici “Chiesa di San Felice”. E meno male che Giuseppe Ceci riuscì a consultare queste pergamene e se ne accorse della confusione con la chiesetta del quadrivio, che, peraltro, è di età moderna e non ha nulla di romanico, perché quelle pergamene non sono più consultabili: esse, infatti, andarono bruciate durante un bombardamento del 1943 su Napoli, che distrusse un’ala dell’Archivio di Stato. C’è, poi, da fare un’altra considerazione che giustifica la dedicazione della chiesetta a San Felice, uno dei primi martiri cristiani, il cui culto è assai diffuso in tutta la Campania, e particolarmente nella provincia di Caserta, nella quale si trova Aversa. Ora, noi abbiamo detto nella visita che Balsignano fu donato all’abbazia benedettina di San Lorenzo di A versa. È logico, quindi, che quando i benedettini, che vennero nel nostro casale, fecero costruire la chiesa, la dedicarono al santo più venerato del territorio da cui provenivano. Spero di aver risolto il tuo dubbio e se vuoi ritornare a Balsignano, potresti ritornare con una bella preparazione sul nostro casale, perché, ad esempio, potresti frequentare il corso che faremo in settembre su di esso.

Raffaele Macina


 

Caro direttore,
per un semplice dovere di cronaca, da affezionata lettrice della rivista, sento la necessità di sottolineare, una volta in più, il quarantennale contributo offerto da “Nuovi Orientamenti”, al fine di tenere sveglia l’attenzione delle Soprintendenze e degli organi istituzionali competenti su un sito rimasto per decenni in piena decadenza e totale degrado. Basti rileggere il numero 99 (luglio/2001) per avere un’idea chiara delle vibranti sollecitazioni con le quali il prof. Macina scriveva, documentava e denunciava l’oltraggio che frequentemente il Casale subiva (come la sparizione di preziosi capitelli ed ornamenti architettonici), perpetrato da abili predoni di opere d’arte, al fine di “abbellire” case forse importanti da un punto di vista strutturale, ma totalmente prive di alcuna valenza storico-architettonica. Oltretutto, l’atto di scardinare quei preziosi ornamenti provocava il conseguente crollo delle restanti parti, ridotte, in alcuni casi, a semplici ammassi di pietre. Nei suoi quarant’anni di “servizio”, “Nuovi Orientamenti” ha dedicato pagine e pagine al sito, citando le proposte nate e “dimenticate”, ed invitando coloro che ne avevano il potere ad evitare ulteriori indugi, prima che potesse accadere “l’irreparabile”. E poi, come non citare gli studi, le ricerche, le visite guidate, i convegni, le iniziative ed i sopralluoghi, intesi come strumenti messi in campo dal prof. Macina per informare, sollecitare e sensibilizzare? Si sono mosse, nel tempo, autorevoli ligure di docenti universitari, impegnate in una continua ricerca sulla storia del Casale, giunta, grazie al ritrovamento di alcuni reperti, anche all’estero, come Inghilterra e Stati Uniti. Proprio grazie a questo tenace impegno, si è ottenuto il risultato che oggi è sotto gli occhi di tutti! Lo scorso 26 novembre, il Casale di Balsignano è stato ufficiai mente inaugurato alla presenza di ligure istituzionali locali, soprintendenti della Città Metropolitana di Bari ed esperti di comunicazione, ma su questa selezionata scelta di presenze, “spiccava” l’assenza di un nome facilmente individuabile: quello del prof. Macina, meritevole, a pieno titolo, di essere definito “padre” di un Bene che, in quel 26 novembre, risultava “orfano” di chi ne aveva seguito, passo dopo passo, tutte le fasi, dalla decadenza alla sua lenta rinascita. Oggi Balsignano rientra nei Piani di Studio di Scuole extraterritoriali, come la scuola media “Renato Imbriani” di Bari (Gazzetta del Mezzogiorno del 16 maggio u.s.) e, ancora prima, (26 aprile 2017) lo stesso quotidiano dedicava un’intera pagina alle “Giornate Nazionali dei Castelli” (13-14 maggio 2017), nel cui titolo Balsignano veniva definito “Portabandiera” della Puglia. Un ottimo risultato, certo: ma in questo “mare che finalmente si muove”, un piccolissimo riferimento non era forse naturale, scontato e doveroso farlo? Ereditare e continuare, è sicuramente positivo, ma iniziare e perdurare costa molto di più. E questo va ricordato!

Lettera firmata

Gentile Signora,

in questi mesi abbiamo ricevuto diverse testimonianze come la sua, ma, d’accordo con chi ce le ha inviate, non abbiamo pensato di pubblicarle. Lei, invece, ha insistito molto perché la sua riflessione fosse presente in questo numero. A noi importa poco se chi siede momentaneamente sugli scranni del Palazzo ignori il nostro impegno culturale e civile: è accaduto tante volte nel passato, accade oggi, accadrà nel futuro. Chi gestisce il potere, indipendentemente da quello che proclama, non ha bisogno di uomini liberi, ma di soggetti da collocare nella sua corte.
Certe cose si fanno perché si sente che è giusto farle: è giusto farle soprattutto per le nuove generazioni, che, in questa società sempre impegnata nella rimozione delle radici delle nostre tradizioni e della nostra cultura, avranno, forse, con Balsignano, una sollecitazione in più ad essere sensibili verso la bellezza e la nostra storia. Questo è importante. Ed è importante che il nostro impegno per Balsignano continui, come dimostrano la ripresa dell’antica tradizione della seconda domenica di maggio, di cui parla Caterina Sassi nelle pagine precedenti, e le numerose visite guidate che abbiamo promosso in piena autonomia sia con le scuole sia con gruppi, persino di studiosi, provenienti da Bari e provincia. Abbiamo avuto, fra l’altro, il privilegio di fare una visita guidata alla prof, ssa Adriana Pepe, già titolare della cattedra di Storia dell’Arte alla facoltà di Lettere dell’Università di Bari, che, a partire dagli anni Ottanta, è intervenuta sulla nostra rivista, proprio su Balsignano. Noi di “Nuovi Orientamentf, forti soltanto del nostro volontariato, non possiamo non nutrire un po’ di orgoglio per aver dato il nostro contributo alla scrittura di una pagina di storia della città di Modugno, a cominciare dai primi anni del nostro impegno, quando eravamo considerati dei marziani, che “andavano fi la domenica a parlare con le pietre” E la storia nessuno la può cancellare!

Raffaele Macina

La festa di Balsignano rivela il sapere del popolo

Le testimonianze sulle pericolose piene dei torrenti Lamasinata, Picone e Valenzano risalgono al XVI secolo

Anno XXXIX N. 165 Luglio 2017
Giovanna Longo Crispo

Esiste un’attività di produzione culturale della collettività la quale crea, conserva, tramanda e rinnova una serie di valori pratici, etici ed estetici che, se in grado di resistere all’azione livellatrice del progresso, rappresentano un patrimonio specifico di una cittadinanza, identificabile nella cosiddetta ‘saggezza popolare’. La manifestazione più evidente di tale attività è quella “tradizione popolare”, generalmente vissuta attraverso festeggiamenti che, peccando in semplificazioni funzionali al gradimento di un pubblico sempre più vasto e meno coinvolto, risultano privati del loro significato originario che, in molti casi, era quello di rammentare eventi particolari, rinnovando emozioni scolorite nei meandri della memoria.
La trattazione di questi temi merita un approccio interdisciplinare, e l’esistenza di cattedre di Storia delle Tradizioni Popolari, approfondimenti nell’ambito della geografìa economica ed allestimenti tematici presso Musei anche nazionali, attesta l’interesse per quella che gli anglo- sassoni, con il termine Folklore, hanno definito il sapere del popolo.
Studi accademici hanno evidenziato, nel mondo rurale, la ripetizione, il trasferimento e il successivo adattamento in particolari occasioni di feste che avevano in passato lo stesso od altri significati celebrativi; è il caso dì ricordare le tante ricorrenze di inizio anno o di primavera che, accompagnate da forme rituali, spesso miravano ad eliminare il male accumulatosi nel periodo precedente e a propiziare il bene per il periodo di cui quel giorno segnava l’inizio; tuttavia, ritengo che sarebbe un errore credere che tutte le manifestazioni rimontino ad una favolosa antichità, specialmente nella nostra città dove, per almeno due casi, è possibile stabilire una data di inizio ed una motivazione in modo abbastanza preciso, trattandosi dì riti di ringraziamento per uno scampato pericolo. A tal proposito, meritevole di rilievo è il tentativo di recupero della memoria che si è sperimentato a Modugno il 14 maggio scorso, riproponendo un momento religioso le cui ultime testimonianze risalgono pressappoco agli anni Cinquanta. Riporto qui di seguito le parole del professor Raffaele Macina, promotore dell’evento e, soprattutto, testimone oculare di una delle ultime celebrazioni della ricorrenza in questione: «Si narra di festeggiamenti che si svolgevano nell’antico casale medievale in onore di Maria SS.ma di Balsignano, in ricordo del ritrovamento miracoloso nella vicina Lama Lamasinata del quadro della Madonna che, sempre secondo la tradizione, avrebbe salvato Balsignano e Modugno da una pericolosa alluvione. Probabilmente la dedicazione della chiesa, che si trova nella corte interna del castello, è in qualche modo legata al ritrovamento del quadro, che fu oggetto di una diffusa venerazione. Il quadro veniva portato in processione da Balsignano a Modugno, dove veniva collocato, forse, nella Chiesa Matrice per la sua venerazione, e poi veniva riportato a Balsignano, dove veniva riposto sull’altare, non più presente, della chiesa di Maria Santissima di Balsignano»

Balsignano, a due passi da Bari, uno scrigno da svelare

“Ciao Cristina, se tuo padre organizza una visita al sito di Balsignano avvisaci, così veniamo. Ho visto su Facebook che lui ha curato la sua riscoperta” (messaggio a Cristina Macina del 27 novembre 2016.).

Anno XXXIX N. 165 Luglio 2017
Gabriella Case

Un messaggio ad una cara collega e amica. Avevo visto al Tg3 regionale un servizio sulla riapertura del sito di Balsignano, di cui non sapevo assolutamente niente. Però quella cupola del Tg3 io l’avevo già vista da qualche parte… Illuminazione! E sul profilo del padre di Cristina, il professor Raffaele Macina. Di qui il messaggio all’amica, la sua attivazione presso il papà e l’aggregazione di una simpatica ed eterogenea comitiva di amici, conoscenti, grandi e piccini che alle 10,10 di una domenica di dicembre bellissima, tersa, calda, si sono radunati attorno al professor Macina per essere guidati da lui nella scoperta e nella esplorazione di questo gioiello della storia di Modugno e della Puglia. Senza nessuna retorica, il professor Macina ha saputo guidarci ad attraversare le mura fortificate di questo insediamento, ci ha spiegato gli aspetti architettonici della fantastica chiesa di San Felice, collegandoli e inserendoli nella dimensione spirituale, storica, filosofica dell’epoca di costruzione. Con fare da “maestro” ha saputo interessare i molti bambini e ragazzi presenti. La vergine e martire Lucia, con gli occhi nella brocca rappresentata nell’affresco realizzato con la tecnica della scuola di Simone Martini, è diventata, per qualche istante, la protagonista di un piccolo “horror movie”, che ha attratto la fantasia dei ragazzi, così come la mano nella chiave di volta di San Felice è stata al centro di una riflessione molto articolata e dettagliata. Alla fine siamo entrati tutti nella corte del Castello, e la comitiva si era nel frattempo arricchita di persone che sono state attratte dalla narrazione del professor Macina e lo hanno seguito fino in fondo. Alle 13 si è conclusa la visita. Eravamo stanchi, e qualcuno anche un po’ affamato, ma eravamo realmente sazi di queste bellezze. Balsignano recuperata è sicuramente una gioia per tutti, ma sicuramente per il professor Macina è qualcosa di più. E lo ha dimostrato perché ci ha trasmesso tutta la sua passione per il singolo aspetto di ogni pietra e per il suo complesso. Una passione per questo sito che egli ci ha detto essere nata nella sua adolescenza, il tempo delle passioni e delle scelte di vita, che lo ha accompagnato e che ha assunto via via una dimensione di maggiore profondità. Alla fine di questa visita alcune mie riflessioni. Conservare, ricordare, recuperare, osservare, trasmettere sono verbi che ogni cittadino deve sempre coniugare. Solo la tenacia di determinate persone ci consente ancora di ammirare questa bellezza recuperata e che altrimenti sarebbe rimasta solo un cumulo di pietre. Camminare insieme con le diverse generazioni. In questa visita c’erano bambini, genitori, nonni. È bello che le occasioni culturali, nel senso più autentico del termine, siano vissute da tutti, insieme, senza creare la ghettizzazione delle attività per piccoli e quelle per anziani. La bellezza e la sua scoperta sono assolutamente intergenerazionali.
La bellezza e la competenza sono centripete. Molti amici di Cristina hanno aderito all’iniziativa per la bellezza del sito e per la competenza del professor Macina. La nostra Puglia è piena di bellezza e ci auguriamo che si riempia di competenze che riescano a illustrare adeguatamente quella bellezza. Anche in termini di occupazione e sviluppo del territorio.
Coltivare l’amicizia. Sono felice e anche un po’ orgogliosa che tutta questa bella giornata sia partita da un SMS che ho mandato ad un’amica. Insieme è possibile rendere più bella e felice una giornata. Condividere la bellezza è ancora più bello che viverla da soli.

Ritorna a Balsignano l’antica tradizione della seconda domenica di maggio

La Parrocchia Sant’Agostino e la rivista “Nuovi Orientamenti” in collaborazione col Comune di Modugno, hanno fatto rivivere l’antica tradizione del miracoloso ritrovamento del quadro di Maria SS. di Balsignano

Anno XXXIX N. 165 Luglio 2017
Caterina Sassi

Il tepore primaverile di un pomeriggio domenicale, una data inconsueta nella normale programmazione della rivista Nuovi Orientamenti e della Parrocchia Sant’Agostino, ed un sito, non ben impresso (ahimè!) nella memoria “distratta” dei Modugnesi, sono stati gli elementi di richiamo per rincontro che si è svolto domenica, 14 maggio, presso il Casale di Balsignano, realizzato in collaborazione col Comune di Modugno. Tanti i presenti, alcuni giunti anche da fuori città, da sempre affezionati lettori della rivista, che si ritrovavano in un luogo ameno, per assistere ad una cerimonia che, ad una prima occhiata, appariva come una festa campestre, ma che, in realtà, consisteva nella rievocazione di un antico rito che, fino agli anni Cinquanta, si svolgeva proprio in quel Casale, nella seconda domenica di maggio, in concomitanza con l’arrivo della stagione primaverile e la raccolta delle ciliegie. Un servizio d’ordine efficiente, il percorso verso l’ingresso ben tracciato e, passo dopo passo, gli ospiti giungevano nella corte antistante la chiesetta di Maria Santissima di Balsignano, all’interno del Casale.
Lo spazio d’accoglienza, tipicamente agreste, consentiva ai presenti di posizionarsi come meglio credevano: chi su ampi gradoni in pietra, chi sulle poche sedie disponibili, altri, infine, impegnati in un continuo andirivieni, determinato dal piacere di “essere”, finalmente, all’interno di un sito, definito “monumentale” da tanti illustri studiosi (qualcuno anche straniero), ma, purtroppo, poco conosciuto dagli stessi Modugnesi.
Nella zona centrale della corte, ben protetta da una robusta cinta muraria, era allestito un altarino ed accanto, in posizione prominente, un cavalletto che sosteneva un grande quadro, ricoperto da un candido telo.
L’atmosfera, come sempre, esprimeva una cordialità non apparente tra amici di vecchia e nuova data, che si incontravano in un luogo spoglio nella sua nuda essenzialità, ma ricco di una storia millenaria, faticosamente sottratta all’oblio del tempo, grazie ad un lungo e tenace lavoro di studio-ricerca condotto, in prima persona, dal direttore di Nuovi Orientamenti, prof. Macina, e poi, come egli stesso ha scritto nel precedente numero della rivista (aprile 2017), da un “impegno di squadra” che ha coinvolto soggetti dotati di competenze e ruoli specifici, con assoluta gratuità e generosità! Un luogo che è, come direbbero alcuni, un “Miracolo del Tempo”, in un felice connubio fra natura, storia, cultura e religione.
Ultimi minuti di attesa e, alle 18,00 in punto, il prof. Macina rivolge ai presenti il suo saluto e le seguenti parole di benvenuto: ’’Questo pomeriggio si realizza un desiderio custodito, per decenni, dentro di me”; una frase che, nella sua apparente sinteticità, esprime un vissuto molto personale, quasi sofferto, all’interno di un progetto di studio, ricerca, sensibilizzazione e progettazione per il recupero di un autentico gioiello storico-artistico del nostro territorio, qual è, appunto, il Casale di Balsignano.
L’incontro di quel pomeriggio domenicale era, infatti, strettamente collegato ad un’antica leggenda di quel luogo, raccolta alla fine degli anni Settanta dalla viva voce di un anziano contadino. Si narra, in essa, del ritrovamento di un quadro con l’immagine della Madonna, nel corso di una fra le più frequenti calamità naturali che colpivano un tempo alcune zone della nostra regione. Si trattava delle cosiddette “méne”, corsi d’acqua violenti a carattere torrentizio che, scendendo dalle colline murgiane in seguito a piogge eccezionali, trovavano il loro “letto” naturale nelle “lame”, lunghi solchi del terreno, entro cui confluivano questi impetuosi corsi d’acqua, prima di raggiungere il mare.
Fu proprio nell’autunno di un anno imprecisato che la pioggia cadde copiosa ed ininterrotta per giorni e giorni: nei campi il livello dell’acqua continuava pericolosamente a salire, mentre i contadini assistevano, impotenti, alla furia devastante della pioggia che, impietosamente, travolgeva seminati e coltivazioni.
Un mattino, uno di essi, mentre si aggirava tristemente nella zona adiacente il Casale, in un mare di fango, notò qualcosa che affiorava appena da un cespuglio poco distante: incuriosito, vi si avvicinò cautamente e, con grande meraviglia, si accorse che si trattava di un quadro che incorniciava il volto di una Madonna. Si accorse anche, quel contadino, che, nonostante il fango ed il materiale di risulta che la forza dell’acqua trascinava con sé, il quadro era completamente asciutto.
Con stupore misto a commozione, gridò al miracolo e poi, stringendolo fra le braccia come una reliquia, corse verso la chiesetta, all’interno del Casale. Giunsero dai dintorni altri contadini e si recitarono preghiere e invocazioni. Si decise, infine, di portare in processione l’immagine fino a Modugno, affinché il miracolo fosse reso noto a tutti. Poi, sempre in processione e fra incessanti preghiere, il quadro fu riportato nella chiesetta di Balsignano. La leggenda narra che, durante quelle ore di concitato stupore, le nuvole minacciose e plumbee, che da giorni incombevano nel cielo e, soprattutto, nell’animo di quei poveri contadini, improvvisamente scomparvero, lasciando totalmente spazio al sereno. Il ritrovamento del quadro e la concomitante, provvidenziale, cessazione di quella calamità, fornirono la certezza dell’avvenuto miracolo che fu ricordato, fino agli anni Cinquanta, con la celebrazione di una messa e l’allestimento di un Albero della Cuccagna al centro della Corte, nello stesso posto in cui, il 14 maggio, si è inteso realizzare la rievocazione del miracolo.
Al contadino, autore di quel ritrovamento, fu attribuita, in segno di gratitudine, la nomina, per così dire “istituzionale”, di Sìndeche de Valzegnene.
La storia di quel quadro, tuttavia, non finì lì perché (non è dato sapere quando) le fiammelle delle candele votive, forse troppo ravvicinate alla cornice dello stesso, provocarono un incendio che distrusse completamente l’effìgie della Madonna.
Concluso questo primo momento, non sarebbe azzardato, afferma il prof. Macina, attribuire un ruolo più significativo al culto della Madonna di Balsignano, che esprime un culto verso la Madre di Dio, nato e sviluppatosi nel nostro territorio in seguito ad un evento prodigioso, come accadde per la Madonna di Pompei o di Loreto!
La cerimonia, entrando sempre più nel vivo, va avanti, non senza una doverosa precisazione: del quadro distrutto dalle fiamme, non restò alcuna traccia, se non una fotografia casualmente finita, anni dopo, nelle mani del prof. Macina che, nell’ottica di una sua lungimirante progettazione su Balsignano, ha pensato di utilizzare quell’unico documento in suo possesso per creare una riproduzione artistica del volto della Madonna, in occasione della cerimonia di rievocazione del miracolo. Il compito è stato affidato a Daniela Salianl, una giovane e sensibile pittrice, che viene chiamata in causa per la presentazione della sua opera.
E, questo, il momento centrale della cerimonia: Fautrice riferisce di essersi ispirata alla iconografia mariana, soffermandosi sulla tecnica, sui colori utilizzati e, soprattutto, sul significato della postura delle mani della Madonna: la mano sinistra, poggiata sul cuore, esprime il senso più alto del “divino”, la destra, rivolta verso i fedeli, è tesa verso il basso e si rifa al “senso terreno” della vita. Il viso reclinato fa riferimento alle icone bizantine. Riguardo ai colori, Fautrice sostiene che l’azzurro chiaro del vestito e del mantello si riferisce al colore del cielo, mentre la tonalità più intensa dello sfondo indica lo Spirito Santo che veglia su di noi. Infine, le spirali che si intravedono lateralmente, sottintendono le speranze da noi riposte nella misericordia della Vergine. Dopo la cerimonia, il quadro è stato donato alla Parrocchia di S. Agostino.
Il momento successivo ha visto la celebrazione della Messa, officiata da don Luigi Trentadue, con accompagnamento del coro parrocchiale.
È stato questo il momento del massimo raccoglimento fra i presenti: un momento sublime, che raramente si coglie quando si è a stretto contatto con gli altri. Era come se ognuno cogliesse “l’attimo fuggente” per una fuga dal frastuono della città e per un intimo momento di raccoglimento interiore. Un “attimo fuggente”, per riassaporare il gusto del silenzio, della pace e di un insopprimibile senso di libertà.
A determinare queste sensazioni, era l’atmosfera palpabile di uno spazio lontano dalla nostra quotidianità, dominato da un silenzio “voluto e non imposto”, in un luogo ricco di natura, storia e fatica umana, tanto che, nel corso della celebrazione eucaristica, mi è più volte capitato, guardando verso l’alto, di vedere il cielo, in un certo senso “più vicino” alla terra, come se il Divino e l’Umano volessero fondersi in un’unica, nuova dimensione. Una forma di autosuggestione, certo, ma che forse farà meglio comprendere quanto il contatto con la natura ed il silenzio elevi l’animo umano!
La cerimonia prosegue con l’intervento conclusivo del prof. Macina, che potrebbe spaziare all’infinito nella storia del Casale, ma i tempi non glielo consentono, per cui si sofferma sulla finalità dell’incontro, tendente a stimolare la memoria di chi, tra i presenti, possedeva, forse, solo un vago ricordo del miracolo ma, soprattutto, farlo conoscere ai giovani, verso cui egli nutre una particolare attenzione e fiducia nelle loro capacità di divulgazione e tutela dell’immenso patrimonio storico che Balsignano racchiude. Parte, quindi, dall’origine del Casale, definito “un insieme di terre coltivate ed incolte”, ubicate su “una pittoresca prominenza” a tre chilometri circa da Mo- dugno, sulla strada verso Bitritto. Spiega, poi, il significato del termine Casale, inteso come agglomerato di case abitate, nel passato, da poche famiglie di indigeni ma, anche, da piccoli gruppi di popolazioni costrette ad abbandonare i paesi costieri della Puglia e rifugiarsi nelle sue zone interne per sottrarsi alle violente scorrerie dei pirati Saraceni. Continuando, parla, anche, di gruppi di popolazioni provenienti dall’altra sponda dell’Adriatico, come testimonianza di remote, prime forme di immigrazione da terre lontane.
Sull’origine del nome sussistono diverse interpretazioni tra cui una delle più probabili si riferisce al nome di un ricco proprietario terriero, di nome Basilio, da cui derivò la denominazione dell’antico Casale, divenuto, successivamente, un borgo, come risulta da un’antica pergamena dell’anno 962, custodita nell’archivio della Basilica di San Nicola di Bari.
Purtroppo, le incursioni saracene si spinsero, in seguito, anche nelle zone interne della Puglia ed il borgo di Balsignano, come altri sparsi intorno alla Terra di Bari, fu più volte saccheggiato. Ma la laboriosità dei contadini permise di reimpiantare campi e coltivazioni e di ricostruire chiese e case. L’unicità di Balsignano consiste nel conservare ancora molte strutture medievali, mentre gli altri casali o sono stati completamente rasi al suolo o si sono trasformati in centri urbani, come è lo stesso caso di Modugno. Balsignano viene considerato un unicum, in quanto detiene il privilegio di possedere ancora un castello, due chiese e una cinta muraria medievali. Ma tutto ciò che è emerso dagli scavi effettuati e dalle relazioni di illustri storici come Giuseppe Ceci, Vito Faenza, Emile Bertaux e scrittori come Umberto Eco, fa ritenere sia “poca cosa” in rapporto ai tesori sicuramente ancora custoditi nel grembo del Casale.

Gli ospiti ascoltavano, osservavano e scrutavano tutto ciò che, ancora, avrebbero desiderato scoprire ed ammirare tra cupole, navate, capitelli ed affreschi, ma il pomeriggio cedeva, ormai lentamente, il passo alle prime ombre della sera e la Corte, appena illuminata dalla calda luce dei pochi fari accesi, lasciava chiaramente intendere che la cerimonia volgeva al termine, ma le iniziative e Ì progetti da intraprendere sono davvero tanti ed il Casale potrà finalmente diventare un patrimonio prezioso e fruibile dall’intera comunità modugnese.

Il “patto strategico” per Balsignano

L’iter per il finanziamento e l’approvazione del progetto

Anno XXXIX N. 164 Aprile 2017
Raffaele Paparella

Ringraziamo il dott. Raffaele Paparella, che, dal giugno 2007 al giugno 2011, è stato “delegato del sindaco Rana al Piano Strategico dell’Area Metropolitana, per aver aderito alla nostra richiesta di tracciare un quadro delle fasi più importanti del complesso iter che fu necessario per accedere al cospicuo finanziamento europeo di 1.450.000 euro, grazie al quale Balsignano ora è totalmente agibile.

In occasione dei Consigli europei di Lisbona e di Goteborg, l’Unione Europea concordò una strategia economica, occupazionale e sociale di sviluppo sostenibile, con l’obiettivo di promuovere al suo interno una economia fondata sulla piena occupazione e sulla coesione sociale. Il Piano Strategico dell’Area Metropolitana di Bari, che a questo spirito si ispira, come nuovo strumento di sviluppo e governo territoriale, nacque dall’esigenza di integrare una molteplicità di scopi e di rispondere a questioni di carattere amministrativo e gestionale per favorire lo sviluppo del sistema metropolitano barese, in una logica di governance multi-livello, tesa ad integrare gli interventi in materia di pianificazione territoriale. La realizzazione degli interventi ad essa legati fu possibile grazie all’utilizzo dei fondi strutturali attinti dalla Programmazione Operativa Regionale 2007-2013.
L’Area Metropolitana della Terra di Bari muove i suoi primi passi nel 2007: il suo territorio si estende per oltre 2.000 km2, con una popolazione di circa un milione di abitanti; i Comuni aderenti, tutti della Provincia di Bari, in prima fase erano 30, a cui si aggiunse poi Polignano a Mare. Il Piano Strategico Metropolitano della Terra di Bari si configura come un processo di definizione degli scenari futuri dell’Area Metropolitana della Terra di Bari e di progettazione partecipata del suo sviluppo.

L’ITER DEL PROGETTO DI RECUPERO

  • Il Comune di Bari, con delibera di Giunta n. 752 del 22/09/2005 approva il programma “Recupero e riqualificazione dei sistemi urbani” del POR Puglia 2000-2006, che prevede ipotesi di Pianificazione Strategica e investimenti.

  • Il Comune di Modugno aderisce al polo di Bari con delibera di Giunta n. 34 del 5 maggio 2005, con l’intento di presentare un progetto di recupero di Balsignano, avendo, peraltro, già provveduto a firmare una convenzione con la Soprintendenza per la elaborazione di un progetto complessivo.

  • Con il protocollo d’intesa del 31 ottobre 2006, i tre poli territoriali (Bari, Bitonto e Gioia del Colle) con i loro 30 comuni (31 da settembre 2007), convengono di avviare un “Piano Strategico”, che concili le esigenze del territorio con una visione strategica unitaria delle politiche di sviluppo dei diversi territori comunali.

  • La Commissione europea approva il 13 luglio 2007 il Quadro Strategico Nazionale 2007-2013 presentato dall’Italia, frutto di un esteso e intenso percorso e confronto partenariale fra amministrazioni centrali e regionali. La dotazione finanziaria programmata ammonta a circa 28,8 miliardi di euro per il periodo di programmazione 2007-2013, e verrà utilizzata per il sostegno alla crescita e all’occupazione nei territori regionali.

  • Le fasi attraverso le quali il piano strategico della Metropoli Terra di Bari si realizzerà sono state dettate dalle linee guida della Regione Puglia approvate nel giugno 2007. Nello stesso mese, e cioè nel giugno del 2007, lo scrivente viene assunto presso il Comune di Modugno nello staff del sindaco Rana e riceve subito la nomina sindacale di referente del Comune di Modugno presso il Piano Strategico per l’Area Metropoli- tana della Terra di Bari.

  • Dopo mesi di intensa attività presso il Consiglio xMetropolitano della Terra di Bari, il Consiglio Comunale di Modugno, previa relazione presentata dallo scrivente, approva all’unanimità una convenzione che fissa tempi e modalità di concertazione con i Comuni interessati.

Sono queste le premesse che hanno consentito di presentare al Piano Strategico, dopo una serie di incontri di negoziazione, una pluralità di progetti per lo sviluppo del territorio locale in coerenza con lo sviluppo territoriale circostante.

  • Nel Consiglio Metropolitano riunitosi in data 18 marzo 2009, le Amministrazioni aderenti al Piano strategico Metropoli Terra di Bari, approvano all’unanimità l’ipotesi di primo accordo-quadro contenente alcuni progetti.

  • La Regione Puglia, al fine di accelerare l’impegno delle risorse disponibili, con deliberazione di Giunta n. 917 del 26/5/2009 (“Pianificazione Strategica di Area Vasta. Adempimenti per la definizione del programma-stralcio di interventi di Area Vasta”),
    prevede la redazione, da parte delle Aree Vaste, di un Primo Piano Stralcio del Piano Strategico, a cui destinare immediatamente €. 340.000.000,00 dei fondi FESR 2007-2013. All’Area Vasta Metropoli Terra di Bari furono destinati €.53.931.941,00

  • Il progetto di recupero del Casale medievale di Balsignano, presentato dal Comune di Modugno al Piano Strategico per l’Area Metropolitana della Terra di Bari, fu selezionato assieme ad altri progetti di altri Comuni. Il progetto viene approvato nel Consiglio Comunale di Modugno (Delibera del 22 giugno 2010 N. 32), in variante al PRGC, per un importo complessivo di 1.450.000,00 euro. Il progetto venne elaborato dalla Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio delle province di Bari, BAT e Foggia, e poi finanziato, con la partecipazione del Comune di Modugno, con i fondi P.O. FESR 2007/13 – Asse IV – Linea di intervento 4.2, deliberato dalla Giunta Regionale con il primo Programma Stralcio di interventi di Area Vasta “Metropoli Terra di Bari”.

L’intervento, perseguito tenacemente dall’Amministrazione Comunale, ha permesso di intervenire in modo organico su un bene di interesse storico ed archeologico strategico per il territorio di Modugno.

Balsignano, misione quasi compiuta

Un volume di gran pregio della casa editrice Adda ricostruisce le tappe più significative del suo restauro

Anno XXXIX N. 164 Aprile 2017
Serafino Corriero

La casa editrice Adda di Bari, storica produttrice di libri che hanno diffuso in Italia e nel mondo la conoscenza delle bellezze storiche, architettoniche e paesaggistiche della nostra regione, arricchisce la sua già cospicua dotazione con un altro volume di gran pregio, questa volta dedicato al più prezioso gioiello d’arte del nostro territorio: l’insediamento rurale fortificato di Balsignano. Il volume, edito nel 2015, è stato ufficialmente presentato a Bari, presso il Castello Svevo, il pomeriggio del 20 aprile 2016. Esso si presenta, come è nella tradizione tipografica di Mario Adda editore, in una veste raffinata ed elegante, con in copertina, questa volta, una splendida fotografia aerea di Balsignano, realizzata dalla Guardia di Finanza di Bari, che inquadra la struttura in pietra calcarea dell’intero casale, illuminato dal sole, collocato sul ciglio di una diramazione del torrente Lamasinata e a ridosso di una fitta macchia verde di ulivi solcata dalla strada provinciale che da Bitritto conduce a Modugno. Il volume, edito nel 2015, avrebbe dovuto essere presentato a Modugno, com’era ovvio, non solo perché il sito di Balsignano ricade nel suo territorio ed è in proprietà del nostro Comune, ma anche perché lo stesso Comune di Modugno ha contribuito con una spesa notevole (25.000 euro) alla sua pubblicazione, tant’è che la prima delle quattro presentazioni scritte contenute in premessa è del dott. Mario Rosario Ruffo, all’epoca Commissario Straordinario dell’Ente comunale. Invece, ultimata la stampa e reinsediatosi nel frattempo il sindaco Magrone, il Comune non ha ritenuto che fosse la nostra la sede più idonea per l’occasione, sicché, dopo che erano trascorsi già molti mesi, si è optato infine per il Castello Svevo di Bari. Oltre alla bella foto pubblicata in copertina, anche nello sfogliare le pagine del pregiato volume si rincorrono fotografie e disegni di grande fascino, a documentare, con varietà e ricchezza di immagini, gli studi assai preziosi di quanti hanno concorso alla realizzazione di un progetto concepito da almeno 40 anni, ed ora finalmente compiuto. Il volume, curato dall’archeologa Maria Rosaria Depalo, dall’architetta Emilia Pellegrino e dallo storico dell’arte Maurizio Triggiani, tutti in diverso modo afferenti alle Soprintendenze di Bari e della Puglia, si presenta, dopo una descrizione storico-descrittiva del complesso di Balsignano, diviso in quattro sezioni: la prima contiene studi e fonti sulla struttura del complesso e sui suoi affreschi superstiti; la seconda illustra le diverse tappe del lungo percorso di tutela, restauro e valorizzazione del sito; la terza espone i risultati delle diverse campagne di scavo condotte dagli archeologi; la quarta presenta gli esiti dei rilievi e delle indagini stratigrafiche degli elevati, che costituiscono la premessa tecnica indispensabile per ideare, organizzare ed attuare un serio progetto di restauro. In appendice, infine, oltre alla elencazione della bibliografia generale, una breve presentazione, a cura dell’archeologa Francesca Radina, delle ricerche condotte sul villaggio neolitico, risalente al VI-V millennio a.C., situato nella stessa area rurale di Balsignano. L’area territoriale di Balsignano, in effetti, è assai vasta, ed anche assai ricca dal punto di vista storico- architettonico-paesaggistico: oltre al casale fortificato e al villaggio neolitico, infatti, ed oltre al suggestivo paesaggio agricolo tipicamente pugliese, solcato dagli alvei torrentizi afferenti al bacino idrografico della lama Lamasinata, molto rilevanti sono anche altre emergenze storico-architettoniche, come la settecentesca cappella detta di S. Pietro, in realtà dedicata a S. Maria di Costantinopoli, situata all’esterno del casale, in corrispondenza del vertice di nord-ovest della sua cinta muraria; e poi il Casale della Marchesa, con il caratteristico comignolo culminante in un pinnacolo, che si trova di fronte alla Chiesa di S. Felice, sull’altro lato della strada provinciale Modugno-Bitritto; e ancora, lungo la via Balsignano, in contrada Macchia La Torre, il “bosco grande” di Modugno, oggi di proprietà Colavecchio, recentemente dichiarato oasi di protezione floro-faunistica, che contiene nella sua parte più elevata un casale ottocentesco, al quale si accede attraverso un bel portale con arco a tutto sesto, e in un’altra zona, situata più in basso, una piccola cappella dedicata a S. Leonardo; e infine, tutt’intorno al casale col castello, molti altri elementi architettonici tipici delle campagne pugliesi: trulli, palmenti, neviere, insediamenti rupestri, muretti a secco, tratturi. Si tratta, insomma, di una intera vasta porzione del residuo territorio agricolo del comune di Modugno che, nonostante alcuni interventi infrastrutturali di un certo rilievo di attuale o prossima realizzazione (il nuovo tracciato ferroviario della linea Bari-Taranto e la nuova strada di collegamento tra la S.P. 92 e la S.P. 224), è rimasto tuttavia immune da invasivi interventi edilizi residenziali, e presenta quindi tutti i pregi e le caratteristiche per diventare un Parco archeologico-storico-paesaggistico di indubbio valore e di sicura attrattiva: un’idea che circola da almeno 30 anni nella mente di studiosi e amatori del sito (vedi, per esempio, Nino Lavermicocca, «Per un parco archeologico a Balsignano», in «Nuovi Orientamenti», anno X, n. 3-6, settembre-dicembre 1988). Questa idea trova adesso un più solido fondamento progettuale proprio a conclusione dei lavori di restauro del casale, il quale appare oggi, dotato com’è sia di un punto di accoglienza e di informazione, sia di percorsi e camminamenti utili all’esplorazione dell’intero casale, come “il primo nucleo di un istituendo Parco a valenza territoriale”, come suggerisce l’architetta Rossella Caggianelli nel suo intervento, contenuto nel volume, dedicato appunto al «Parco di Balsignano». Ed anche lo storico Sergio Chiaffarata, in un altro luogo del volume, insiste su questo concetto, e lo allarga perfino, immaginando un “Parco di Balsignano”, caratterizzato da molteplici aspetti storici, archeologici, architettonici e paesaggistici, come “fulcro operativo dell’Ecomuseo Urbano del Nord-Barese, parte di un più ampio discorso sul territorio, portato avanti da diversi anni dal Volontariato Culturale”. Insomma, splendidamente recuperato il suo passato, il casale di Balsignano impone ora a tutti la progettazione del suo futuro, senza la quale, in realtà, l’opera non può dirsi effettivamente compiuta: una scommessa difficile, certamente, ma che proprio per questo esige il massimo coinvolgimento di enti, istituzioni, imprese pubbliche e private, scuole, università, associazioni. Già da tempo la rivista “Nuovi Orientamenti” ha lanciato l’idea di costituire a tale scopo una Fondazione che raccolga tutti questi soggetti in un programma credibile e realizzabile inteso alla valorizzazione del sito di Balsignano e dell’intero territorio della Città Metropolitana: idea che il prof. Raffaele Macina, direttore della stessa rivista, ribadisce e precisa nel suo intervento, anch’esso contenuto nel volume, dedicato al volontariato culturale e allo specifico impegno della rivista “Nuovi Orientamenti” per il recupero di Balsignano. Se, dunque, qui in questo libro, in molti hanno cominciato ad interrogarsi e ad avanzare proposte sul futuro di Balsignano, quali siano gli intendimenti del Comune di Modugno, attuale proprietario e gestore unico del sito, non è dato sapere. Del resto, proprio in quella occasione della presentazione del volume al Castello Svevo nell’aprile 2016, il sindaco Nicola Magrone, che pure, salvo la parentesi commissariale, amministra la città da quasi quattro anni, dopo essersi detto «onorato e terrorizzato per il compito di custodire e gestire Balsignano», si è dovuto pietosamente appellare alla “tenerezza” degli studiosi e amministratori pubblici presenti al convegno perché vengano in soccorso del Comune nella conduzione dell’ardua impresa. Non solo, ma in quella stessa sede egli ha promesso che la sua Amministrazione, che “non è una lobby, non è oligarchica, ma è aperta a tutti”, per progettare e programmare una qualificata gestione del complesso si sarebbe rivolta «alla società e alle associazioni»: cosa che, a dire il vero, finora non si è visto, e semmai si è visto il contrario… Per il momento, sappiamo soltanto che l’Amministrazione Comunale assicura la visita del casale, con bus-navetta gratuito da piazza Enrico De Nicola (via Bitritto), ogni sabato e domenica dalle ore 9.30 alle ore 13.30, previo pagamento di un biglietto d’ingresso ordinario di 5 euro (ridotto a 3 euro o gratuito per talune categorie), e che, in attesa di reclutare guide turistiche “fornite di specifica abilitazione regionale” (così si evince da comunicazioni reperibili sui “social media”), non c’è attualmente nessuno che possa guidare i visitatori in un percorso di conoscenza e di fruizione consapevole del sito. Eppure, di visite guidate a Balsignano in tutti questi anni se ne son fatte tante…!

A proposito dell’inaugurazione di Balsignano

È un vero peccato che sia stata completamente ignorata la rete costruita in tanti anni intorno all’antico casale

SU BALSIGNANO NON PUÒ DECIDERE ESCLUSIVAMENTE UN ASSESSORE O UN ADDETTO AL PALAZZO”. PAROLA DELL’ON. MAGRONE!

Un bene culturale come Balsignano, circondato da un villaggio neolitico (sul quale è sceso il silenzio assoluto), da un villaggio dell’età del bronzo tutto da studiare, da specchie, da lame e da altre numerose emergenze storico-architettoniche, ha bisogno di una programmazione e di una cura di lunga durata; la logica e l’opera di una Amministrazione comunale, invece, dispongono di un periodo breve, soli 5 anni, che, talvolta, per il solo Sindaco diventano 10. Sarebbe sufficiente questa semplice constatazione di buon senso per ritenere che sia una mera illusione pensare che un casale come Balsignano possa avere un futuro con la sola cura delle istituzioni. Era, questo, un pensiero fermo dello stesso Magrone, che, intervistato 23 anni fa da chi scrive sulla «necessità di incominciare a pensare già da allora su che cosa fare di Balsignano», così dichiarava a Nuovi Orientamenti (N. 76/1995, p. 9):

«Certo, [...], ma questo è un problema che deve essere affrontato da tutti e tutti devono essere chiamati a dare il loro contributo perché Balsignano possa avere un futuro. E da evitare che il destino di Balsignano sia deciso esclusivamente nel chiuso di uffici comunali da assessori e addetti al Palazzo. Anzi, se noi lasciamo l’elaborazione di un progetto di destinazione e di uso di Balsignano all’ordine burocratico o all’organo assessori- le individuale, è meglio che ci fermiamo qui e lasciamo il tutto nelle mani del proprietario».

Allora, però, Magrone era “solo” un deputato della Repubblica, mentre ora è Sindaco di Modugno e, di certo, avrà avuto i suoi buoni motivi per cambiare idea, visto che nei suoi tre anni abbondanti di permanenza a Palazzo Santa Croce, nessuno «è stato chiamato a dare il suo contributo perché Balsignano possa avere un futuro». Noi, convinti da sempre della assoluta necessità di coinvolgere tutti, abbiamo costruito nel tempo intorno al casale una vera e propria rete, che ha registrato la partecipazione e l’interesse di tanti enti: scuole, associazioni, Università, centri di ricerca, laureandi e dottorandi, medievisti e studiosi vari. E un vero peccato che questa rete sia stata totalmente ignorata negli ultimi 4 anni, a partire cioè dal momento in cui, come scriveva SudCritica in un suo articolo del maggio 2014, per «uno strano gioco del tempo è toccato a Nicola Magrone riprendere nelle mani, come Sindaco, per conto del Comune di Modugno, quel simbolo della storia del paese che è il complesso fortificato di Balsignano».

E, naturalmente, quella rete non è stata neppure coinvolta nella inaugurazione del 26 novembre, riservata, come recita un laconico comunicato di copertura del Comune, “ai soli rappresentanti delle istituzioni”. Ma altrettanto naturale è stato che numerosi rappresentanti di quegli enti ed associazioni che hanno animato per tanti anni la “rete Balsignano”, insieme a tante altre persone, abbiano espresso e continuino ad esprimere la loro contrarietà per una inaugurazione riservata ai soli “rappresentanti delle istituzioni”, esprimendo solidarietà a Nuovi Orientamenti e, in particolare, a chi scrive. Qui di seguito proponiamo per i lettori quanto abbiamo già pubblicato sul nostro sito il 3 dicembre scorso sull’argomento.

Voglio ringraziare tutti coloro che, in occasione dell’inaugurazione di Balsignano, svoltasi il 26 novembre scorso, hanno voluto ricordare il mio impegno per il recupero del nostro casale medievale sia su Facebook sia, ancora più numerosi, in privato. Ringrazio, in particolare, quanti, non essendo neppure modugnesi, non possono certamente essere tacciati di partigianeria politica; e tra questi, ancora più in particolare, voglio ringraziare il prof. Raffaele Licinio, già ordinario di Storia Medievale all’Università di Bari e direttore del Centro di Studi Normanno-Svevi, che sin dal 1979 ha voluto collaborare con noi nell’opera di conoscenza e di valorizzazione di Balsignano e che per ben due volte, nel 2006 e nel 2008, ha voluto inserire il nostro casale medievale all’interno dei programmi di studio delle Giornate Normanno-Sveve, ponendolo così all’attenzione di medievisti giunti da ogni parte d’Italia e d’Europa. Senza voler peccare di falsa modestia, poiché sono ben consapevole di aver dedicato per quasi 40 anni una buona parte dei miei studi e del mio lavoro al ‘nostro” casale, voglio dire subito che l’impegno di “‘Nuovi Orientamenti” è stato un impegno di squadra, avendo coinvolto molti soggetti, ciascuno dotato di competenze, e di compiti, specifici. Da questo punto di vista, posso dire di aver avuto il grande privilegio di coordinare un gruppo di persone generose, impegnate con gratuità e passione su tutto ciò che di volta in volta si andava programmando intorno a quel sito: dalla pulizia materiale degli spazi interni della Chiesa di San Felice e della Chiesa di Santa Maria, per difenderli soprattutto dall’azione corrosiva del guano dei colombi, al taglio meccanico delle erbe spontanee, fino alla estirpazione manuale delle erbacce che crescevano negli interstizi delle pietre; e, su un altro piano, dalla ricerca storica delle fonti di studio al reperimento di storie e leggende ancora presenti nella cultura popolare; dalla cura dei rapporti con le istituzioni scientifiche e politico-amministrative alla organizzazione di convegni ed eventi culturali su questo monumento storico, architettonico ed artistico dotato di un così grande fascino.
Ma, ritornando alla “inaugurazione” di Balsignano, dico subito che le cose sono andate nel modo in cui io mi aspettavo che andassero, prevedendo, cioè, che nessuno di noi sarebbe stato invitato; d’altra parte, per quanto mi riguarda personalmente, anche se fossi stato invitato a dire quattro parole, io non avrei partecipato alla cerimonia a causa della mia attuale condizione esistenziale, ma anche perché non mi sarei trovato a mio agio fra gli autorevoli rappresentanti delle istituzioni modugnesi. Ma non è questa la cosa più importante. Per tutti noi il problema vero, che ci amareggia fortemente, è che nessuno di noi è mai stato interpellato su Balsignano negli ultimi quattro anni, che, salvo la parentesi commissariale, hanno registrato per due volte l’insediamento dello stesso Sindaco. Mai ci è stato chiesto se, impegnati da quasi 40 anni su questo tema, noi di “Nuovi Orientamenti” avessimo una qualche idea intorno alla fruizione e alla gestione del sito restaurato. Eppure, è noto che abbiamo elaborato da tempo le linee essenziali di un progetto inteso a questo scopo; linee essenziali, che hanno avuto giudizi assai lusinghieri dal prof. Cosimo Damiano Fonseca, autorevole medievista e accademico dei Lincei, in una delle “Giornate di studio normanno-sveve” del 2006, svoltasi a Modugno, e dal prof. Franco Cardini, altrettanto autorevole medievista, in occasione delle “Giornate di studio normanno-sveve”, che si tennero nel 2008 a Barletta.
Insomma, oggi che si celebra la felice conclusione di un lungo e faticoso lavoro di studio, di ricerca, di conoscenza, di sensibilizzazione, di progettazione e di restauro di un gioiello del patrimonio storico-artistico del nostro territorio, noi, che ce ne siamo quasi esclusivamente occupati, siamo stati del tutto ignorati e direi addirittura umiliati. Ma, in realtà, non ci importa molto neppure questo. Quello che ci interessa molto, invece, è il rischio che di Balsignano sia espropriata l’intera comunità modugnese, quella che in tutti questi anni ha riconosciuto in quel sito un tratto fondamentale della sua identità storica e culturale, e che intorno ad esso ha prodotto tante iniziative e accumulato tante competenze, arrivando a costruire una rete organizzativa molto ampia, che vedeva impegnate insieme associazioni culturali, istituzioni scolastiche, centri di studio e di ricerca.
Quindi, pur non nascondendo la nostra amarezza, dobbiamo dire che non siamo stupiti per il trattamento che ci è stato riservato, anche perché noi di “Nuovi Orientamenti” siamo abituati ad essere ignorati da quelli del Palazzo. Non è la prima volta, infatti, che fanno finta di non vederci: già in passato siamo stati spesso ignorati dai Sindaci in carica in occasione di particolari ricorrenze storiche della città, per cui l’attuale Amministrazione, in spirito di continuità, non ha fatto altro che perpetuare, legittimamente, un atteggiamento già manifestato da altre Amministrazioni prima di lei. Per questo, nel corso degli anni abbiamo sviluppato un nostro modo di intendere e praticare il rapporto col Palazzo, che in verità ci rende anche più liberi: se una Amministrazione ritiene che quello che noi facciamo possa in qualche modo essere utile alla sua programmazione, noi siamo contenti ed onorati dell’attenzione; se, invece, essa ritiene che il nostro contributo non sia per niente utile, o che sia addirittura spiacevole, noi continuiamo ad impegnarci secondo i nostri canoni e, parafrasando Ugo Grozio, il fondatore del giusnaturalismo moderno, continuiamo ad agire “etsi ei non darentur” (come se quelli non esistessero).
Naturalmente, noi continueremo ad occuparci di Balsignano, e, come stiamo già facendo dal 4 dicembre, siamo disponibili ad assicurare la conduzione di visite guidate: sarà sufficiente mettersi in contatto con noi, per poi incontrarci con i gruppi che vorranno davanti al cancello del casale, per visitare insieme l’intero sito, nei giorni in cui esso sarà aperto.

Balsignano: l’urgenza di intervenire

Ieri pomeriggio ho ricevuto la visita di un caro amico, anche lui impegnato nella ricerca storica, soprattutto sul medioevo. Naturale, quindi, che la conversazione abbia toccato Balsignano, gli ultimi lavori di recupero e di restauro, che, sostanzialmente, sono stati ultimati da più di un anno. “Facciamo una capatina?”, mi ha chiesto. Gli ho subito risposto che il casale è chiuso e non si può visitare. Lui, però, ha insistito: “Potremo sempre fare un giro intorno alle mura medievali!”.

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Anche Umberto Eco fra gli estimatori di Balsignano

Nel primo dei volumi sul Medioevo, curati dall’illustre semiologo, vi sono ben due fotografie di Balsignano. In una situazione difficile come quell’attuale, per fortuna Balsignano offre una immagine positiva della città

Anno XXXVI N. 159 Ottobre 2014
Renato Greco

Due fotografie, una dell’interno, la seconda panoramica della Chiesa di San Felice di Balsignano, riportate anche nella copertina di questo numero della rivista, sono presenti nel primo dei 12 volumi dedicati al Medioevo, che hanno come curatore e coordinatore Umberto Eco. In questo primo volume si parla dall’impero universale, o quasi, di Roma, della sua agonia, della sua divisione in un impero occidentale e in un impero orientale che durerà fino all’anno 1476, quando Costantinopoli, successivamente chiamata Bisanzio, sarà conquistata da Maometto II, alla testa del suo agguerrito esercito arabo-turcomanno.
Per quanto riguarda Roma, si va dagli ultimi imperatori fino alla destituzione di Romolo Augustolo, che segna la profonda crisi politica, sociale e militare, seguita alle invasioni della penisola italica da parte di popoli seminomadi e feroci (Goti, Longobardi, Unni), fino al saccheggio di Roma stessa ad opera dei nuovi dominatori dell’occidente. Si parla di popolazioni che dalla profondità germanica e slava d’Europa, finirono per stanziarsi prima in Spagna, Nord Africa e Gallia, poi nella penisola italica e nel centro d’Europa, fondandovi poi il nuovo Sacro Romano Impero.
Opera storica di sintesi, s’è detto, in dodici volumi nei tipi de La Repubblica – Espresso, coordinata da Umberto Eco, che si è avvalso dei più moderni e contemporanei specialisti di numerose università italiane ed estere. Lettura impegnativa, come s’è rivelata quella del primo volume, che guarda ai primi secoli dopo Cristo e giunge nella trattazione, con un salto di quasi dieci secoli, ai due imperi romani e alla fondazione dei regni barbarici.
È dei secoli settimo e ottavo la folgorante ascesa a livello globale dell’Islam, con le sue numerose conquiste nel medio oriente e poi dell’Africa del nord e delle isole del Mediterraneo, con la costituzione in Spagna di emirati destinati a regnare (esclusa la parte nord occidentale della penisola iberica), per oltre cinque secoli, fino alla riconquista cristiana.
Procedendo nella lettura di questo primo volume, grande è stata la mia sorpresa a pagina 417 prima e nelle successive 424 e 425, nel saggio intitolato “L’Europa islamica” dello studioso Claudio Lojacono, di imbattermi nella fotografia dell’interno di “Balsignano, Chiesa di San Felice”! E, a cavallo delle pagine 424 e 425, una panoramica dell’intera fabbrica della stessa Chiesa di San Felice, con a lato, come didascalia, il seguente testo:
“Esterno, XI secolo, Balsignano, Chiesa di San Felice. Il nome del casale di Balsignano potrebbe derivare sia da Basilius, probabilmente uno dei primi abitanti del borgo, sia dai Basiliani, ovvero i monaci di San Basilio, che potrebbero aver costruito nella zona un convento. Ruggero il Normanno dona Balsignano ai monaci benedettini di Aversa nel 1102 ed è probabile che sempre a questo periodo risalga la chiesa di San Felice, ricca di evidenti stilemi architettonici islamici”.

Nella selva di nomi, di secoli e di eventi, una doppia e graditissima sorpresa. Mi sono sentito, così, chiamato in causa e investito della necessità di segnalare ai lettori di Nuovi Orientamenti, che da oltre trent’anni conduce una campagna per la valorizzazione del casale di Balsignano, la notizia inaspettata del riferimento alla chiesa di San Felice di Balsignano, in un’opera storica di così vasta portata nazionale e internazionale.
Esprimendo la finale e unica preoccupazione che, giunti quasi al termine del restauro che si va conducendo in loco da due anni circa, tale bene storico e architettonico dal valore incalcolabile, poi vada disperso o malissimo impiegato, per destinazioni di tipo ludico-commerciale.

Renato Greco

LA SUA PRESENZA IN UN’OPERA COSÌ PRESTIGIOSA DOVREBBE INDURRE TUTTI A CONSIDERARE BALSIGNANO COME UN “UNICUM” DA PRESERVARE

Quando, in una assolata mattina di questa strana estate, Renato è venuto verso di me e mi ha messo sotto gli occhi dapprima la fotografia della volta del corpo rustico e poi quella della facciata sud della Chiesa di San Felice, pubblicate nel primo dei 12 volumi previsti sul Medioevo, curati niente meno che dall’autore de II nome della rosa, la mia prima reazione è stata di meraviglia – di grande meraviglia -, associata a gioia e, come dire, ad un senso di appagamento.
Che Balsignano sia stato scelto fra gli infiniti luoghi medievali dell’Italia e dell’Europa per mettere in luce la natura e la struttura di un casale fortificato e lo stile romanico che fonde ed unifica motivi artistico-architettonici occidentali e orientali, non è cosa da poco, se si considera che l’opera è il risultato dell’impegno dei più autorevoli medievisti e dello stesso Umberto Eco. Noi abbiamo scritto più volte sulle nostre pagine che Balsignano, per la sua storia e per quanto ancora conserva, è un unicum, all’interno del panorama italiano ed europeo, tra le testimonianze artistico-architettoniche medievali. Ma constatare che Umberto Eco, praticamente, pensa la stessa cosa e che due immagini di Balsignano figurano all’interno del saggio di un medievista autorevole come Claudio Lojacono, è cosa che certamente colpisce e induce a tante riflessioni.
E capitato spesso che taluni esponenti della politica, ma anche della società modugnese, ci abbiano considerato dei fissati su Balsignano. Addirittura, un ex Sindaco, in un pubblico comizio di alcuni anni fa, si cimentò in una improbabile ironia su quelli di Nuovi Orientamenti che, al seguito di “Lillino da Balsignano”, se ne “vanno lì la domenica a parlare con le pietre”. Così questo ex Sindaco interpretava il nostro impegno domenicale a Balsignano per realizzare le tante visite guidate al nostro casale, assai seguite non solo dai Modugnesi, ma anche da persone ed associazioni di Bari e di numerose città della provincia. Qualche volta, soprattutto per la lentezza e la scarsa incisività degli interventi, siamo stati presi dal dubbio se valesse la pena di continuare a tallonare le Amministrazioni Comunali perché impegnassero somme di un certo rilievo per il recupero di Balsignano; forse, ci dicevamo, sarebbe meglio che quelle somme siano destinate alla risoluzione di alcuni gravi problemi sociali, La pubblicazione delle due immagini di Balsignano in un’opera di Umberto Eco contribuisce notevolmente a rimuovere del tutto quel dubbio. E non c’è dubbio che Balsignano, soprattutto ora che i lavori di restauro volgono al termine, sia per Modugno e i Modugnesi quel «qualcosa d’inconfondibile, di raro, magari di magnifico», di cui parla Calvino nel brano col quale ho concluso l’approfondimento sulla questione urbanistica.

Raffaele Macina

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