Anno XXV N. 109 Luglio 2003
Redazione
Il 3 maggio è stata inaugurata a Taranto presso il convento di San Domenico la mostra “Terra, Grano, Argilla – Uomini e tradizioni di ottomila anni fa nella Bassa Murgia Barese” che presentava reperti del neolitico rinvenuti nel Pulo di Molfetta, nel villaggio di Balsignano, nelle Grotte di Santa Croce di Bisceglie e negli insediamenti di Rutigliano. La mostra, organizzata dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Puglia all’interno della V settimana per la Cultura, è stata presentata dal soprintendente Giuseppe Andreassi che ha ringraziato particolarmente le amministrazioni comunali interessate per il sostegno assicurato alle campagne di scavo, e da Francesca Radina, direttrice del Centro operativo archeologico di Bari. Erano presenti delegazioni di amministratori dei quattro Comuni sopra citati.
La Radina, curatrice della stessa mostra, ha sottolineato come la terra, il grano e l’argilla costituissero i tre elementi-chiave “dell’inedito scenario che nel VI millennio a. C., in un mutato rapporto con le risorse naturali, viene configurandosi nell’Italia sud-orientale, sull’onda di nuovi elementi culturali introdotti via mare e provenienti da lontane regioni del Mediterraneo orientale”. Le ricerche, ancora in corso, hanno già messo in luce quel processo di trasformazione economica e culturale, peraltro comune ad altre aree del Mediterraneo che vanno dall’Oriente alla penisola iberica: il nuovo modello abitativo, con villaggi stabili che si estendono per due o tre ettari; l’economia di sussistenza basata sulla cerealicoltura (grano vestito e orzo) e sull’allevamento degli ovicaprini; la produzione di contenitori in argilla cotta decorati con impressioni a crudo. Nell’elegante pieghevole di presentazione della mostra la Radina, a proposito del villaggio neolitico di Modugno, scrive: “L’abitato di Balsignano… lambiva le sponde del basso corso di Lama Lamasinata, ancora oggi caratterizzata da boschetti di querce e vegetazione a macchia mediterranea. I due grandi ambienti abitativi evidenziati (m 7×4), distanti circa 20 metri uno dall’altro, datati in cronologia assoluta al 5400 a. C., rappresentano la testimonianza più completa e più complessa, per quanto finora noto nellTtalia meridionale di architettura neolitica, con “capanne” a pianta rettangolare, angoli arrotondati, pavimentazione a vespaio di pietre, zoccolo perimetrale in pietra ed elevato in paletti e travi in legno, canne e rivestimento a crudo di impasto argilloso. Nei pressi, focolari e strutture accessorie per la cottura a cielo aperto possono essere ricondotti alla manipolazione e alla cottura dei cibi. Contenitori in impasto tra cui predominano quelli decorati a impressioni, macine in calcare e lame in selce immanicate in falcetti lignei costituivano i tipici caratteri distintivi degli antichi agricoltori stanziati a Balsignano. Una delle sepolture individuate nel sito, riferibile ad un soggetto femminile di cinquanta anni di età, e datata in cronologia assoluta C14 calibrata al 5600 a. C., indica la pratica della posizione rannicchiata sul fianco, in fossa ovale, priva di oggetti di corredo, con alcune lastre in calcare a parziale copertura del tronco dell’individuo”.
Il sindaco Rana, in un suo breve intervento, ha assicurato il sostegno del Comune per la valorizzazione dell’insediamento di Balsignano e si è dichiarato interessato a riproporre a Modugno la mostra “Terra, Grano, Argilla” che, presumibilmente, si terrà a fine estate.
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