Anno XXIV N. 106 Dicembre 2002
Dina Lacalamita

Una visita guidata sul sito del villaggio neolitico di Balsignano è stata effettuata nella mattinata del 16 novembre: guida d’eccezione, Francesca Radina, archeologa, responsabile del Centro Archeologico Operativo di Bari; fra i visitatori, docenti illustri dell’Università di Pisa, Renata Grifoni Cremonesi, e dell’Università La Sapienza di Roma, Alessandra Manfredini; era presente anche il Sindaco di Modugno, Pino Rana.
L’itinerario, che prevedeva un sopralluogo anche al Pulo di Moffetta, è stato voluto come conclusione dell’ultima campagna di scavi, la quarta, per l’esattezza a partire dal 1990, da quando furono rinvenute le prime testimonianze e i primi segni documentari di un insediamento preistorico risalente a ottomila anni fa, sul pianoro della lama Lamasinata, a Modugno.
In questo antico solco erosivo, uno dei tanti che caratterizza la Murgia barese, attraverso un percorso lungo e tortuoso, hanno camminato i nostri più lontani antenati. Qualcuno pittorescamente le ha definite le autostrade del neolitico: le lame erano, infatti, vie di collegamento rapide tra l’entroterra mangiano e il mare, adatte alla sopravvivenza, in un periodo in cui non doveva essere molto facile trovare cibo. Le lame offrivano tutto quello di cui l’uomo abbisognava: le grotte come alloggi per affrontare l’inverno, l’acqua, indispensabile alla vita, il cibo, sia sotto forma di abbondante vegetazione, sia come selvaggina. Tutto questo ha fatto sì che quegli uomini potessero divenire stanziali, non più nomadi, e quindi, più abili in alcune occupazioni. Prove concrete sicuramente sono le migliaia di reperti ritrovati durante la campagna di scavi, primi fra tutti i frammenti ceramici.
L’importanza scientifica dell’ultimo scavo è da attribuire soprattutto all’evidenziazione di nuclei abitativi più recenti, finora poco noti, e precisamente alle caratteristiche planimetriche e strutturali della capanna numero 2, così come è stata contrassegnata dai ricercatori, si sono potuti definire con certezza i punti d’appoggio dei pali verticali, portanti le strutture in elevato; si è potuto delimitare, ai margini della capanna, una larga fossa con una sepoltura monumentale, di cui è stato fatto il calco, con resti di attività riferibili al momento della sepoltura stessa.
La comunità neolitica antica che viveva sul pianoro di Balsignano abitava capanne di forma rettangolare allungata, distanti Luna dall’altra circa venti metri. Era dedita all’agricoltura e all’allevamento, soprattutto di ovi-caprini, oltre che alla caccia, nei vicini circondari boschivi, e alla pesca, nonostante la distanza dell’insediamento dal mare. Si può affermare tutto questo sulla base del rinvenimento di resti faunistici: una testa molto ben conservata di cervide o capriolo; ossa di animali erbivori, decorazioni fatte sulla ceramica per mezzo di conchiglie. C’era infatti, fra quegli uomini, anche una categoria di artigiani vasai, che lavorava la ceramica impressa, data la presenza di pezzi di vasi, olle, grandi recipienti adibiti alla conservazione delle granaglie, sistemati in piccole conche o nicchie ricavate nella pavimentazione di lastre calcaree. I recipienti risultano invece essere stati decorati, a bande, o con l’orlo marcato. Sono stati rinvenuti pezzi di intonaco argilloso delle capanne, che si è conservato molto bene perché è concotto, cioè bruciato: su di essi si legge l’impronta dell’incannucciato. Ha suscitato una certa sorpresa il ritrovamento di materie prime, quali i pezzi di selce, di provenienza garganica, o i frammenti di ossidiana, sicuramente originaria dell’isola di Lipari (Sicilia), o, ancora, i cocci ceramici dipinti di rosso, di fattura raffinata, forse non appartenenti alla produzione del nostro territorio. Per quest’ultimo procedimento, non avendo finora rinvenuto alcuna prova scientifica, per esempio un forno adibito alla loro cottura, viene fatta l’ipotesi che la comunità neolitica di Balsignano si dedicasse ad attività di scambi e relazioni con altre comunità stabili, site negli insediamenti della fascia litoranea, o anche più distante.
Molto evoluto e assai interessante dal punto di vista scientifico risulta l’abitato antico del pianoro di Lama Lamasinata. Ancora più degli esiti degli scavi precedenti, quest’ultimo ha portato a certezze nel campo archeologico, proponendo datazioni più recenti per alcuni reperti, e nuove ipotesi, invece, per altri ritrovamenti. Ci si riferisce, ad esempio, alla struttura circolare di lastre di pietre calcaree, più vicina al vialetto di accesso al sito. Un’economia di risorse e di energie potrebbe aver imposto a quegli uomini una certa attività di spoglio di costruzioni precedenti, per il riutilizzo (oggi diremmo riciclaggio), del materiale calcareo nella costruzione della capanna risalente al periodo più recente. A suffragio di questa ipotesi potrebbe essere esibita la presenza della sepoltura dell’uomo di 27 anni, alto 1 metro e 70, databile nel neolitico medio, la cui tomba è lastricata di pietre, ricavate dalla capanna più antica: sicuramente una persona di rango più elevato delle altre, tenuta in grande considerazione, un monumento insomma.
L’ultima campagna di scavo, finanziata dal Comune di Modugno, ha acceso un interesse davvero entusiastico nelle scuole modugnesi, poiché tutti gli alunni impegnati nel Progetto sulla frequentazione umana nel periodo neolitico, nello scorso anno scolastico, del quale è stato riferito sulla rivista, (Nuovi Orientamenti, N. 104, agosto 2002), hanno partecipato, nel periodo ottobre – novembre di questo nuovo anno scolastico, alle visite sul sito, organizzate dall’Assessorato alla Pubblica Istruzione. E’ statala naturale conclusione del lavoro didattico, per quel che riguarda i ragazzi, mentre non è affatto conclusa la vicenda dell’insediamento neolitico di Balsignano, il cui notevole interesse scientifico esige la definitiva acquisizione da parte dell’Amministrazione Comunale, come è stato più volte sollecitato da Francesca Radina, che cura le ricerche nell’area archeologica, e dalla Rivista Nuovi Orientamenti, che ha sempre posto come priorità assoluta l’acquisizione pubblica del terreno al patrimonio culturale modugnese, per una sua conservazione idonea e stabile. L’acquisizione pubblica dell’area è il primo passo per la creazione del Parco archeologico e ambientale di Balsignano; di esso faranno parte, oltre al sito neolitico, la Lama Lamasinata e il Casale fortificato medievale, ubicato a breve distanza. Potremmo avere finalmente, come auspica Francesca Radina, che ha riservato un’attenzione speciale ad alunni e persone in visita al sito, un’area attrezzata con una riserva di dati archeologici.
L’intera zona si avvale, inoltre, di un rigoglioso paesaggio naturale, boschetti di querce e macchia mediterranea, per fortuna quasi del tutto intatto, che contribuisce non poco a donare suggestioni profonde a chi desidera immergersi in un passato ancora da scoprire.