Un volume di gran pregio della casa editrice Adda ricostruisce le tappe più significative del suo restauro
Anno XXXIX N. 164 Aprile 2017
Serafino Corriero
La casa editrice Adda di Bari, storica produttrice di libri che hanno diffuso in Italia e nel mondo la conoscenza delle bellezze storiche, architettoniche e paesaggistiche della nostra regione, arricchisce la sua già cospicua dotazione con un altro volume di gran pregio, questa volta dedicato al più prezioso gioiello d’arte del nostro territorio: l’insediamento rurale fortificato di Balsignano. Il volume, edito nel 2015, è stato ufficialmente presentato a Bari, presso il Castello Svevo, il pomeriggio del 20 aprile 2016. Esso si presenta, come è nella tradizione tipografica di Mario Adda editore, in una veste raffinata ed elegante, con in copertina, questa volta, una splendida fotografia aerea di Balsignano, realizzata dalla Guardia di Finanza di Bari, che inquadra la struttura in pietra calcarea dell’intero casale, illuminato dal sole, collocato sul ciglio di una diramazione del torrente Lamasinata e a ridosso di una fitta macchia verde di ulivi solcata dalla strada provinciale che da Bitritto conduce a Modugno. Il volume, edito nel 2015, avrebbe dovuto essere presentato a Modugno, com’era ovvio, non solo perché il sito di Balsignano ricade nel suo territorio ed è in proprietà del nostro Comune, ma anche perché lo stesso Comune di Modugno ha contribuito con una spesa notevole (25.000 euro) alla sua pubblicazione, tant’è che la prima delle quattro presentazioni scritte contenute in premessa è del dott. Mario Rosario Ruffo, all’epoca Commissario Straordinario dell’Ente comunale. Invece, ultimata la stampa e reinsediatosi nel frattempo il sindaco Magrone, il Comune non ha ritenuto che fosse la nostra la sede più idonea per l’occasione, sicché, dopo che erano trascorsi già molti mesi, si è optato infine per il Castello Svevo di Bari. Oltre alla bella foto pubblicata in copertina, anche nello sfogliare le pagine del pregiato volume si rincorrono fotografie e disegni di grande fascino, a documentare, con varietà e ricchezza di immagini, gli studi assai preziosi di quanti hanno concorso alla realizzazione di un progetto concepito da almeno 40 anni, ed ora finalmente compiuto. Il volume, curato dall’archeologa Maria Rosaria Depalo, dall’architetta Emilia Pellegrino e dallo storico dell’arte Maurizio Triggiani, tutti in diverso modo afferenti alle Soprintendenze di Bari e della Puglia, si presenta, dopo una descrizione storico-descrittiva del complesso di Balsignano, diviso in quattro sezioni: la prima contiene studi e fonti sulla struttura del complesso e sui suoi affreschi superstiti; la seconda illustra le diverse tappe del lungo percorso di tutela, restauro e valorizzazione del sito; la terza espone i risultati delle diverse campagne di scavo condotte dagli archeologi; la quarta presenta gli esiti dei rilievi e delle indagini stratigrafiche degli elevati, che costituiscono la premessa tecnica indispensabile per ideare, organizzare ed attuare un serio progetto di restauro. In appendice, infine, oltre alla elencazione della bibliografia generale, una breve presentazione, a cura dell’archeologa Francesca Radina, delle ricerche condotte sul villaggio neolitico, risalente al VI-V millennio a.C., situato nella stessa area rurale di Balsignano. L’area territoriale di Balsignano, in effetti, è assai vasta, ed anche assai ricca dal punto di vista storico- architettonico-paesaggistico: oltre al casale fortificato e al villaggio neolitico, infatti, ed oltre al suggestivo paesaggio agricolo tipicamente pugliese, solcato dagli alvei torrentizi afferenti al bacino idrografico della lama Lamasinata, molto rilevanti sono anche altre emergenze storico-architettoniche, come la settecentesca cappella detta di S. Pietro, in realtà dedicata a S. Maria di Costantinopoli, situata all’esterno del casale, in corrispondenza del vertice di nord-ovest della sua cinta muraria; e poi il Casale della Marchesa, con il caratteristico comignolo culminante in un pinnacolo, che si trova di fronte alla Chiesa di S. Felice, sull’altro lato della strada provinciale Modugno-Bitritto; e ancora, lungo la via Balsignano, in contrada Macchia La Torre, il “bosco grande” di Modugno, oggi di proprietà Colavecchio, recentemente dichiarato oasi di protezione floro-faunistica, che contiene nella sua parte più elevata un casale ottocentesco, al quale si accede attraverso un bel portale con arco a tutto sesto, e in un’altra zona, situata più in basso, una piccola cappella dedicata a S. Leonardo; e infine, tutt’intorno al casale col castello, molti altri elementi architettonici tipici delle campagne pugliesi: trulli, palmenti, neviere, insediamenti rupestri, muretti a secco, tratturi. Si tratta, insomma, di una intera vasta porzione del residuo territorio agricolo del comune di Modugno che, nonostante alcuni interventi infrastrutturali di un certo rilievo di attuale o prossima realizzazione (il nuovo tracciato ferroviario della linea Bari-Taranto e la nuova strada di collegamento tra la S.P. 92 e la S.P. 224), è rimasto tuttavia immune da invasivi interventi edilizi residenziali, e presenta quindi tutti i pregi e le caratteristiche per diventare un Parco archeologico-storico-paesaggistico di indubbio valore e di sicura attrattiva: un’idea che circola da almeno 30 anni nella mente di studiosi e amatori del sito (vedi, per esempio, Nino Lavermicocca, «Per un parco archeologico a Balsignano», in «Nuovi Orientamenti», anno X, n. 3-6, settembre-dicembre 1988). Questa idea trova adesso un più solido fondamento progettuale proprio a conclusione dei lavori di restauro del casale, il quale appare oggi, dotato com’è sia di un punto di accoglienza e di informazione, sia di percorsi e camminamenti utili all’esplorazione dell’intero casale, come “il primo nucleo di un istituendo Parco a valenza territoriale”, come suggerisce l’architetta Rossella Caggianelli nel suo intervento, contenuto nel volume, dedicato appunto al «Parco di Balsignano». Ed anche lo storico Sergio Chiaffarata, in un altro luogo del volume, insiste su questo concetto, e lo allarga perfino, immaginando un “Parco di Balsignano”, caratterizzato da molteplici aspetti storici, archeologici, architettonici e paesaggistici, come “fulcro operativo dell’Ecomuseo Urbano del Nord-Barese, parte di un più ampio discorso sul territorio, portato avanti da diversi anni dal Volontariato Culturale”. Insomma, splendidamente recuperato il suo passato, il casale di Balsignano impone ora a tutti la progettazione del suo futuro, senza la quale, in realtà, l’opera non può dirsi effettivamente compiuta: una scommessa difficile, certamente, ma che proprio per questo esige il massimo coinvolgimento di enti, istituzioni, imprese pubbliche e private, scuole, università, associazioni. Già da tempo la rivista “Nuovi Orientamenti” ha lanciato l’idea di costituire a tale scopo una Fondazione che raccolga tutti questi soggetti in un programma credibile e realizzabile inteso alla valorizzazione del sito di Balsignano e dell’intero territorio della Città Metropolitana: idea che il prof. Raffaele Macina, direttore della stessa rivista, ribadisce e precisa nel suo intervento, anch’esso contenuto nel volume, dedicato al volontariato culturale e allo specifico impegno della rivista “Nuovi Orientamenti” per il recupero di Balsignano. Se, dunque, qui in questo libro, in molti hanno cominciato ad interrogarsi e ad avanzare proposte sul futuro di Balsignano, quali siano gli intendimenti del Comune di Modugno, attuale proprietario e gestore unico del sito, non è dato sapere. Del resto, proprio in quella occasione della presentazione del volume al Castello Svevo nell’aprile 2016, il sindaco Nicola Magrone, che pure, salvo la parentesi commissariale, amministra la città da quasi quattro anni, dopo essersi detto «onorato e terrorizzato per il compito di custodire e gestire Balsignano», si è dovuto pietosamente appellare alla “tenerezza” degli studiosi e amministratori pubblici presenti al convegno perché vengano in soccorso del Comune nella conduzione dell’ardua impresa. Non solo, ma in quella stessa sede egli ha promesso che la sua Amministrazione, che “non è una lobby, non è oligarchica, ma è aperta a tutti”, per progettare e programmare una qualificata gestione del complesso si sarebbe rivolta «alla società e alle associazioni»: cosa che, a dire il vero, finora non si è visto, e semmai si è visto il contrario… Per il momento, sappiamo soltanto che l’Amministrazione Comunale assicura la visita del casale, con bus-navetta gratuito da piazza Enrico De Nicola (via Bitritto), ogni sabato e domenica dalle ore 9.30 alle ore 13.30, previo pagamento di un biglietto d’ingresso ordinario di 5 euro (ridotto a 3 euro o gratuito per talune categorie), e che, in attesa di reclutare guide turistiche “fornite di specifica abilitazione regionale” (così si evince da comunicazioni reperibili sui “social media”), non c’è attualmente nessuno che possa guidare i visitatori in un percorso di conoscenza e di fruizione consapevole del sito. Eppure, di visite guidate a Balsignano in tutti questi anni se ne son fatte tante…!
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