Anno XIII N. 99 Luglio 2001
Raffaele Macina

 

Non avevano previsto neppure una aratura

Forse è proprio vero: qualche forza misteriosa veglia sulla chiesa di San Felice in Balsignano. Non si può spiegare diversamente come mai, a dispetto dell’incuria e del vandalismo costanti ed anzi crescenti nel tempo, questo gioiello dell’architettura romanico-pugliese sia ancora in piedi. Balsignano brucia! Con queste parole la telefonata di Lucrezia Guarirli interrompeva drammaticamente la sera di mercoledì 6 giugno la riunione settimanale dei collaboratori di Nuovi Orientamenti. Ci siamo tutti precipitati verso il casale e, lì giunti, ci siamo rasserenati alquanto nel constatare che le fiamme erano sotto controllo.

L’incendio è stato provocato dalle erbacce secche al punto giusto, miste a sterpaglie accumulate ormai abbondantemente sul terreno, che hanno preso fuoco ed hanno cominciato a lambire da ogni parte gli antichi conci calcarei e i capitelli finemente lavorati da maestranze venute probabilmente dall’Oriente nel secolo XI. Dalla data di acquisizione di Balsignano al patrimonio comunale nessuno aveva pensato che fosse necessario almeno qualche aratura.

Solo l’attardarsi su un campo limitrofo di un contadino che dopo l’imbrunire ha dato l’allarme ha permesso l’arrivo del sindaco neoeletto e poi di alcuni cittadini che con qualche frasca e soprattutto con le loro scarpe hanno opposto la prima resistenza all’avanzata delle fiamme. Dopo più di un’ora, sono arrivati i vigili del fuoco, sempre pochi in questa stagione e per di più impegnati nei numerosi incendi quotidiani che scoppiano dappertutto, e si è potuto emettere qualche respiro di sollievo.

Eppure, come già si è detto nel precedente articolo, nella nostra lettera del 9 maggio al Comune, periodica mente affidato ai commissari prefettizi, avevamo chiesto un intervento urgente perché – scrivevamo – “le erbacce hanno ormai raggiunto la loro massima altezza e se qualcuno dovesse gettare un mozzicone, allora ci troveremmo davanti all’irreparabile”.

Ma Modugno, si sa, è la città degli ipermercati e dello sviluppo edilizio vorticoso e, pertanto, ha sempre avuto amministratori e funzionari sensibili e preparati per questo genere di cose, non per la salvaguardia di un bene culturale. Forse è solo questo che spiega da un lato il dinamismo che la città ha espresso anche negli ultimi anni a livello di ufficio tecnico e di amministratori nel- l’edilizia privata e nel varo di opere pubbliche mai compiute, dall’altro l’incapacità di programmare persino una aratura a Balsignano che, come i contadini sanno, va effettuata almeno ad inizio della primavera e dell’autunno.

Ci sarà nella città una inversione di tendenza? Balsignano sarà ancora utilizzato dai politici locali solo come strumento di marketing elettorale?

Intanto, alcune cose si potrebbero fare subito: l’adozione del casale da parte di qualche realtà associativa che potrebbe almeno assicurare la vigilanza; la predisposizione di un programma di visite guidate; la riparazione dei muri a secco esistenti e la realizzazione di una idonea recinzione che limiti i numerosi atti di vandalismo e di furti di conci lavorati, di fregi e persino di capitelli.

Ma, forse, per la rilevanza artistica ed architettonica che Balsignano ha per l’intera Terra di Bari, è necessario che lo stesso Comune di Modugno sia affiancato maggiormente dalle istituzioni regionali preposte alla salvaguardia dei beni culturali.