Editoriale anno VIII, n. 5-6 settembre, dicembre 1986
Piazza Sedile: ultimo angolo di storia vivente della città, non ancora completamente ingoiato dal dio consumismo, al quale l’attuale società non esita ad immolare il suo passato.
È qui che si trova l’antico Sedile, nel quale gli eletti nobili della «Università» di Modugno si radunavano per deliberare intorno all’amministrazione della città.
Qui, sino a qualche decennio fa, si ritrovavano i braccianti per chiedere lavoro a lor signori i proprietari terrieri.
È qui che si trova l’ampio sagrato della seicentesca chiesa del Purgatorio, davanti al quale i «giacobini» modugnesi, aderendo alla Repubblica Partenopea nel 1799, piantarono «l’albero della libertà».
Qui, infine, i diversi istituti dell’associazionismo cittadino, dalle prime società operaie di mutuo soccorso della seconda metà dell’Ottocento a quelle più recenti di pensionati, artigiani e militari in congedo, alla «Cooperativa degli Edili di Modugno» del 1952, hanno impiantato la loro attività. Il grembo, quasi materno, di piazza Sedile ha sempre riservato un cantuccio ad ogni sodalizio e, pertanto, nel suo spazio vitale hanno potuto trovare ospitalità anche le sezioni locali di quasi tutti i partiti. Tutto ciò ha reso sempre piazza Sedile un luogo unico nella coscienza dei cittadini; un luogo che, profondamente umanizzato, nel bene e nel male, dall’azione della storia e dalle manifestazioni di socialità di un popolo, ha contribuito al radicamento di ogni soggetto nella sua comunità. Ed in effetti, ancora oggi, piazza Sedile si offre di buon grado come centro di rappresentazione della vita collettiva e a tutti sempre porge un amico o un conoscente che aiuti a sfuggire all’anonimato dei condomini. Si può essere stufi di certe facce che stazionano perennemente sui larghi marciapiedi, ma non si può concepire un modugnese che non si soffermi in piazza Sedile non appena ne abbia l’opportunità.
Ed ecco, allora, i crocicchi serali, nei quali ognuno si può infilare. Ecco i politici locali, immancabili nelle mattinate domenicali, ostentare la loro autorità, assicurare soluzioni ad ogni problema o appartarsi fra di loro per comunicazioni riservate. Ecco, ancora, i vecchietti che, seduti davanti alle società, assaporano il tepore del sole primaverile o la frescura all’ombra dei palazzi e, pazienti, puntano gli occhi sul teatro che sempre si sgrana.
Ed, infine, ecco la piazza dei comizi, delle celebrazioni ufficiali, delle feste popolari, delle feste religiose, dei «Giochi della Gioventù», delle manifestazioni culturali.
E, così, la storica piazza si presenta come un palcoscenico naturale, sul quale la «commedia» della vita e della storia trova i suoi attori e i suoi spettatori. Ma…, c’è, purtroppo, un preoccupante interrogativo sul futuro di questo centro collettivo di rappresentazione della «modugnesità»; e già oggi piazza Sedile la si intravede ingabbiata in luccicanti insegne, in geometrizzanti boutique e, perché no, nel caos di un fast food. Sulla base dei nuovi insediamenti, un pittore potrebbe già ridisegnare la piazza dell’immediato futuro: pedane di ingresso a lussuosi negozi che avanzano sui marciapiedi; vetrine in nitido cristallo che, nascondendo gli antichi palazzi, ostentano l’accattivante prezziario di magliette firmate; il fumo untuoso di una probabile friggitoria.
Di certo, non spetta ai proprietari porsi problemi su tale evoluzione (involuzione?) moderna di piazza Sedile: siamo in una logica di mercato e ad ognuno è data facoltà legittima di far fruttificare i suoi soldi.
Ma il Consiglio e l’Amministrazione Comunale possono assistere inerti al nuovo fenomeno?
Certo, si potrà ben dire che Modugno, come tanti altri comuni, non ha ancora il «Piano per la Disciplina del Commercio» e che, pertanto, non può essere negata la licenza, in qualsiasi luogo, a chi ne faccia richiesta.
E, allora, dopo gli anni Cinquanta e Sessanta che, con la costruzione dell’Asilo Nido, dell’Ufficio Postale e dei tre grattacieli, hanno rovinato un equilibrio architettonico secolare, dovremmo essere ancora oggi spettatori passivi del prevedibile divoramento consumistico della storica piazza? Non si potrebbe pensare ad un progetto stralcio che, subito, disciplini l’apertura di negozi e vetrine in piazza Sedile?
Un avvertimento, infine, vorrei dare ai politici: «Attenti: una piazza Sedile non più ricca di socialità, ma gonfia di negozi, non potrebbe più offrire un sicuro uditorio ai vostri comizi».
Raffaele Macina
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