Nonostante l’inclemenza del tempo, che quest’anno ha compromesso il regolare svolgimento delle processioni in onore dei santi patroni, si è tenuto il consueto appuntamento con la cittadinanza, nell’ambito del quale si rinnova il rituale della consegna le chiavi della città a san Nicola da Tolentino da parte del Sindaco, nella fattispecie l’ing. Nicola Bonasia.
Questa volta alla circostanza ha partecipato anche Sua Eccellenza mons. Francesco Cacucci il quale, dopo aver presieduto la solenne celebrazione eucaristica nella chiesa Matrice di Modugno, ha tenuto un breve discorso.
Quest’anno il parroco della chiesa Matrice di Modugno, don Nicola Colatorti, si è soffermato su un tema di notevole rilevanza sociale, quello dell’adolescenza e, in particolar modo, sugli eventi di risonanza nazionale che hanno interessato Palermo, Caivano, e Napoli, per ciò che riguarda l’inaudita violenza consumata nei rispettivi contesti.
E’ stato interessante ascoltare il Suo punto di vista, fortemente improntato sulla famiglia, con le indicazioni ai genitori per affrontare al meglio il problema adolescenziale dei propri figli.
Qui di seguito il discorso integrale di don Nicola Colatorti.
Buona lettura, e grazie per l’attenzione.
marco pepe
(marcopepe.it@gmail.com)
Discorso di don Nicola Colatorti
Modugno, piazza Sedile lunedì 25 settembre 2023
La festa patronale è l'occasione migliore per dare alla cittadinanza alcune riflessioni su temi che riguardano la nostra comunità cittadina e che affidiamo alla protezione dei nostri santi patroni e alla coscienza di ciascuno.
Questa volta la nostra attenzione si pone sui nostri ragazzi e specificamente su quella fascia evolutiva che è l'adolescenza. Ce ne ha dato motivo alcuni episodi verificatisi nell'arco di questo ultimo mese che hanno avuto risonanza nazionale: gruppi di ragazzi, minori, costituiti in branco, senza pudore e senza ritegno si sono abbandonati a violenze su ragazzine, a Palermo, a Caivano e, ultimamente a Napoli il caso di un diciassettenne che per futili motivi ha colpito a morte un ragazzo poco più grande di lui. L'opinione pubblica ne è stata, fortemente scossa, sconcertata per l'osceno atto dei primi e per la violenza incontrollata del secondo, tanto da richiedere l'intervento autoritario dello Stato. Sulla scorta di questo quadro inquietante mi permetto di offrire una pur limitata riflessione.
Certo non può essere consolante il fatto che episodi di quella consistenza non si siano verificati tra noi: sarebbe come chiudere gli occhi su un fenomeno che è molto più ampio per la sua portata, con le sue radici, le sue propaggini e i suoi frutti amari. Dunque le nostre poche e ridotte considerazioni si fanno sulla adolescenza. E’ l'età più bella di tutta la vita, ma anche la più delicata: il ragazzo esce dal guscio della fanciullezza fortemente plasmata da dipendenze familiari e si apre alla affermazione di sé per costruire la propria personalità con una propria autonomia. Impedire questa crescita sarebbe come congelarlo in una eterna infanzia e asservirlo ad una dipendenza, nel complesso da Peter Pan. Per altro verso, scioglierlo da ogni vincolo famigliare, abbandonare a se stesso la sua crescita ritenendolo ormai autonomo e capace di gestirsi in piena libertà oltre ogni limite, rischia, per ritornare all'esempio della pianta, di inselvatichirne la crescita.
Tanti sono i segni che predispongono a questa pretesa autonomia: uno fra tutti la loro dipendenza on line: incollati ai cellulari, intenti a succhiare tutte le suggestioni ed emozioni che la pornografia offre, si espongono alla deflagrazione dei desideri, convinti che per essere felici bisogna superare ogni limite, provare tutte le emozioni, aperti a qualsiasi sollecitazione senza controllo. Si enfatizza la libertà fine a se stessa che trova sostegno e condivisioni nel branco con cui consumano lo stesso pasto. E qui che si pone la nostra attenzione in un equilibrio né compressivo né disinteressato, ma educativo.
I riferimenti incresciosi a cui abbiamo accennato ci trovano smarriti al punto da non trovare soluzioni, e ci lasciano perplessi e incerti: Cosa fare? A chi affidare un compito così importante? Allo Stato? Ai servizi preposti? Alla scuola? Alla società? Certo alla coalizione di ciascuna realtà. Mi permetto di sollecitare la realtà più immediata: quella della famiglia, nelle cui mani è il bandolo della situazione, e ci sembra la più vicina e la più naturale a quel contesto: Genitori, non sottovalutate quell'età delicata!
Non crediate che le vostre pur giuste occupazioni lavorative siano una buona ragione per non lasciare spazio ad un dialogo costruttivo con i vostri figli; investite il vostro tempo accogliendo le loro confidenze; non vi sentite mai sicuri di conoscerli abbastanza, col rischio di scoprire troppo tardi la loro evoluzione; sappiate proporre strade, senza imposizione, a realtà positive che siano parrocchiali, sportive, culturali, ma che abbiano un fine e non siano esposte allo sbandamento e all'istinto del branco; fate conoscenza con le amicizie che frequentano; sollecitate le istituzioni nel loro compito educativo;soprattutto fate capire ai vostri ragazzi che li amate.
Ultimamente abbiamo avuto un esempio positivo di giovani motivati, nostri concittadini, che hanno partecipato alla Giornata Mondiale della Gioventù, un'esperienza che li ha arricchiti e che ci dà motivo per ben sperare. Noi non siamo a Caivano, a Palermo o a Napoli verso cui sentiamo la più grande solidarietà e tutta la nostra gratitudine perché ci hanno aperto gli occhi a possibili rischi, e da quegli episodi vogliamo trarre motivi per una responsabilità educativa più attenta.
San Nicola, a cui affidiamo i nostri ragazzi e le nostre trepidazioni, ci illumini e ci guidi.
Auguri.