Anno XXIV N. 103 Aprile 2002
Anna Longo Massarelli
È notte fonda, ma io cammino spedita e leggera tra le macchie boschive e gli ulivi, che al mio passaggio fanno largo e quasi si piegano. Non c’è anima viva nella campagna e si ode solo qualche lamento di uccello notturno che di tanto in tanto interrompe il silenzio profondo.
Non sento più il peso del mìo corpo, sì che entro senza alcuna difficoltà nel recinto di Balsignano attraverso un cancello di ferro. Mi fermo, ascolto le voci del silenzio, mi guardo intorno, aiutata dalla luce della luna che splende serena e indifferente su tutto ciò che mi circonda. À sinistra, attraverso le feritoie della chiesetta di S. Felice, vedo baluginare una fioca luce tremolante. Mi accosto, entro attraverso un bel portale, che non incornicia nessuna porta, e noto poche fiammelle ad olio che illuminano debolmente l’interno. L’occhio si abitua alla semioscurità tanto da notare i muri di belle pietre squadrate che, alla luce delle lampade, assumono un colore giallastro e appaiono sfaccettate come gemme. Sul fondo dell’altare intravedo una grande croce scura che contrasta il moresco dell’ambiente. Che silenzio! Io non ho paura fino a quando da una parete laterale si stacca un’ombra dalla sagoma vagamente conosciuta. Un senso di angoscia e di dolore mi attanaglia la gola. Voglio uscire, ma le gambe sono diventate pesanti e non obbediscono ai miei impulsi. Una mano lieve – la riconosco – mi sospinge verso l’esterno affermando: “Questo è il regno dei morti, tu non puoi sostare”. Esco all’aperto e l’impatto è forte perché il castello è tutto illuminato a festa. Rinfrancata, mi accosto all’atrio, entro attraverso un bell’arco acuto e che vedo? Sfavillio di luci, brulicare di dame, di paggi e cavalieri che indossano sfarzosi abiti di gala di ogni colore: dal giallo all’azzurro, al verde, al rosso. Timidamente avanzo fra questa folla festante, ma nessuno pare notarmi. Sono io invisibile o non appartengo a quel mondo? L’atmosfera è di attesa, e intanto cominciano ad echeggiare strumenti a corda, trombe e tamburelli. Che cosa o chi si attende?
Vado fuori dalla corte, pensando che dall’esterno possa arrivare qualcuno, e mi accorgo di un indistinto movimento che sorge dalla vicina lama Lamasinata. Aguzzo la vista: sono piccoli esseri, gli elfi, che avanzano verso il castello e che ad un tratto si levano in volo e compongono gioconde coreografie sulle teste dei presenti.