Anno V N. 6 Novembre, Dicembre 1983
Raffaele Macina
Finalmente l’operazione «recupero Balsignano» è partita: il consiglio comunale di Modugno, nella seduta del 29 ottobre, ha deliberato su proposta della giunta di ricorrere all’esproprio dei resti di quello che fu uno dei più importanti casali medievali fortificati della regione Puglia.
La procedura di esproprio, afferma il sindaco prof. Angelantonio Corriero, si è resa necessaria per la indisponibilità del proprietario ad avviare una seria trattativa col Comune di Modugno e con gli altri enti (Provincia, Regione e Sovrintendenza per i beni ambientali architettonici di Bari), interessati al recupero e al restauro del Casale di Balsignano.
La prassi di esproprio sarà avviata sulla base della legge n. 1089 del 1-6-1939 che, all’art. 54, prevede che il ministro per i beni culturali e ambientali autorizzi, su richiesta, i comuni ad espropriare fondi o cose che siano di pubblica utilità e che abbiano un importante valore storico-artistico.
Non c’è dubbio che il Casale di Balsignano rientra nello spirito dell’art. 54 della legge sopra citata: la sua utilizzazione, infatti, non potrà essere che pubblica e, in particolare, esso potrà ritornare a vivere non solo con la collocazione al suo interno di specifiche attività artigianali e artistiche, ma soprattutto con saggi di scavi che potranno portare alla luce reperti di grande significato e con visite guidate di studenti, universitari e non, che avranno davanti ai loro occhi la struttura di un casale medievale; d’altra parte, per quanto riguarda il valore storico-artistico di Balsignano, vi sono numerosissime testimonianze e pubblicazioni che lo documentano.
Per intendere questo secondo aspetto, bisogna tenere presente che la prima documentazione storica sul Casale di Balsignano risale all’anno 962 e che essa, poi, nei secoli successivi diventa sempre più copiosa. L’intero Casale fu distrutto nel 988 in seguito ad una scorreria saracena, fu subito ricostruito e donato nel 1092 dal duca normanno Ruggero alla lontana abbazia benedettina di S. Lorenzo di Aversa che, a sua volta, lo concesse dal XIII secolo in poi a numerosi signorotti; fu devastato una seconda volta nel XVI sec. dalle truppe francesi e spagnole che ebbero come teatro di guerra i territori della provincia di Bari.
Il Casale di Balsignano è, dunque, un esempio illuminante di quel processo di trasformazione del panorama agrario dell’Italia meridionale bizantina che trasformò molti piccoli centri rurali in luoghi fortificati.
Attualmente nel Casale di Balsignano vi sono: la chiesa di San Felice (San Pietro) del sec. XI, i resti del castello del sec. X con un corte interna, la chiesa di S. Maria di Costantinopoli del sec. XIV. Si tratta di un complesso di indubbio valore storicoartistico e soprattutto la chiesa di San Felice è stata oggetto di attenzione da parte di molti studiosi: fra questi ricordiamo soltanto G. Ceci, il francese Bertaux, A. Vinaccia, V. Faenza, N. Milano; attualmente si occupano di Balsignano A. Venditti dell’Università di Napoli e A. Pepe dell’Università di Bari.
Il Casale di Balsignano, dunque, è stato sempre al centro dell’attenzione degli studiosi sia per la sua unicità, all’interno della Puglia, sia per il suo valore artistico.
Pertanto le premesse per un esito positivo della procedura di esproprio ci sono. Auguriamoci che il Comune di Modugno, rafforzato dalla Sovrintendenza per i beni monumentali architettonici, dalla Provincia e dalla Regione, sappia portare avanti la procedura con speditezza ed efficacia.
I resti di Balsignano, infatti, sono al limite del recupero, un anno e persino un mese potrebbero essere fatali e le future generazioni non potrebbero comprendere e perdonare disinteresse o lungaggini verso questo gioiello di architettura e di storia insieme che, per la sua importanza, riveste un ruolo regionale e nazionale.